Fonseca, è già crisi
Ieri Fonseca era un uomo solo a Milanello: non c’era Ibrahimovic, non c’era Moncada e non c’era l’ad Furlani. Probabilmente i dirigenti non ritengono utili certi confronti con squadra e allenatore ma forse anche per questo sarebbe stato più proficuo ascoltare la “pancia” della tifoseria che chiedeva un “uomo forte” per raccogliere l’eredità di Stefano Pioli, forte che alle orecchie dei dirigenti suonava però come “ingombrante”. Nelle settimane del casting, era intervenuto a Telelombardia Christian Stellini, storico braccio destro di Conte, per provare a tirare la volata all’amico.
E le sue parole erano chiaramente sembrate come un estremo tentativo di far passare pubblicamente il pensiero dell’allenatore che, prima di scegliere il Napoli, aveva forte in testa la suggestione di provare a vincere lo scudetto col Milan, dopo averlo fatto con Juve e Inter.
Conte, le parole di Stellini
I pensieri di Stellini sembravano proprio diretti ai dirigenti rossoneri: «Conte chiede giocatori costosi? Un mito da sfatare», «Nella prossima avventura, ci saranno delle novità tattiche (tra i temi di riflessione c’era pure l’adattabilità di Conte alla rosa rossonera, ndr)», «Conte ha sempre preso dei progetti da far crescere, sia in termini sportivi che patrimoniali, e lui il risultato l’ha sempre ottenuto». Il biglietto da visita, come poi detto da Ibrahimovic, non è stato nemmeno preso in considerazione.
Scelta singolare anche perché proprio a Milano, ma all’Inter, Beppe Marotta – che aveva trovato ad Appiano Gentile Luciano Spalletti, capace per due stagioni di seguito di riportare la squadra in Champions – decise di accompagnare alla porta l’attuale ct per puntare su Conte reputato come l’uomo giusto per far fare il salto di qualità a quel gruppo. Un’Inter che con Simone Inzaghi ha continuato a vincere negli anni, come accaduto con Allegri ai tempi della Juve. Al Milan invece si è presa un’altra strada e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
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