Milan, servono chiarezza, idee e uomini di calcio

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Il giallo del portavoce di Conceiçao è solo l’ultimo caso di una stagione troppo caotica. Occorre progettare un futuro diverso. E farlo in fretta

Stefano Agresti

Giornalista

La sai l’ultima? L’ultima è una serata paradossale, un’altra, in questa stagione senza pace del Milan; un giallo di cui non si comprendono la genesi e il senso, meno che mai si avvertiva il bisogno. Accade che Francisco Empis, portavoce di Sergio Conceiçao, l’uomo che divulga le idee e le riflessioni del tecnico portoghese, diffonda una nota durissima, attribuendo all’allenatore pensieri molto, troppo negativi nei confronti del Milan. Di tutto il Milan: ambiente, società, calciatori. Tanto che sembra quasi l’annuncio di un divorzio annunciato. 

la smentita

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Prima riflessione a caldo: se quei giudizi appartengono davvero a Conceiçao, come può continuare a rimanere sulla panchina rossonera? Poi però, nel breve volgere di qualche minuto, Sergio smentisce in modo netto, inequivocabile colui che è, o forse dovrebbe essere, il suo uomo di fiducia: “Non è vero, non penso quelle cose, figuriamoci”. Un terribile malinteso tra Conceiçao e il suo portavoce? Un uomo di fiducia che si è – diciamo così – allargato, attribuendo a Sergio pensieri che non gli appartengono? Possibile? Oppure una confidenza, uno scambio di opinioni che doveva rimanere privato e invece è stato trasmesso in giro per il mondo? Comunque sia andata la storia – forse non lo sapremo mai – esiste una certezza: certe situazioni non possono verificarsi all’interno di uno tra i club più grandi del mondo, seguito e amato da milioni di tifosi, in una realtà iperprofessionistica, frequentata da stelle strapagate. Questa approssimazione e questa superficialità danno i brividi, anche perché non si tratta di un momento, di un episodio, di un evento isolato: il giallo del portavoce – chiamiamolo così – è lo specchio della stagione del Milan. Una stagione piena di paradossi, di liti, di strane e curiose vicende. 

tutti i casi rossoneri

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Dall’ammutinamento di Leao e Theo Hernandez durante il cooling break nella partita contro la Lazio ai due rigori rubati da un giocatore all’altro contro la Fiorentina; dalle liti sotterranee tra Fonseca e i leader dello spogliatoio fino allo scontro in campo Conceiçao-Calabria: impossibile immaginare che in una sola stagione possa accadere tutto questo. E potrebbe non essere finita qui: finora gli allenatori sono stati due, basteranno per arrivare a maggio? Il Milan non può essere questo. Il Milan ha bisogno di qualcosa e di qualcuno di diverso. La stagione travagliata che sta vivendo, e che alla fine sarà comunque deludente, deve essere chiusa nel modo migliore possibile, non in mezzo a un caos del genere. Ai rossoneri sono rimasti due obiettivi: conquistare un posto in Europa, benché la Champions sia ormai irraggiungibile, e vincere la Coppa Italia, che regalerebbe automaticamente l’Europa League. Ma il Milan ha anche l’obbligo di concludere con dignità, senza passaggi a vuoto, senza brutte figure. Sia in campo, sia fuori. È una necessità che il popolo rossonero, più avvilito che furioso, avverte e reclama con forza, con decisione. Perché poi il Milan ha anche un vantaggio, almeno temporale, rispetto alla concorrenza: può progettare il futuro già adesso. Certo, ne farebbe volentieri a meno, preferirebbe essere in lotta per traguardi più prestigiosi, ma oggi chi è concentrato sullo scudetto o sulla Champions non sa se la sua stagione sarà positiva e quanto lo sarà, e quindi non può prendere decisioni finali. Il club rossonero, invece, è a conoscenza di tutto: Sergio Conceiçao non sarà più l’allenatore, c’è la necessità di scegliere il tecnico del futuro, stavolta senza sbagliarlo, di migliorare l’organico, di far crescere la società. Ma il Milan ha innanzitutto bisogno di fare chiarezza al proprio interno, e in questo senso il viaggio dell’amministratore delegato Furlani negli Stati Uniti per incontrare Cardinale può essere un punto di partenza. È anche evidente che serve almeno un uomo di calcio esperto e forte, uno che conosca i giocatori e gli interlocutori, uno che sappia muoversi in un mondo difficile com’è quello del pallone a livello internazionale. Negli ultimi giorni si è parlato dell’arrivo di un direttore sportivo, sono stati contattati professionisti di spessore, a cominciare da Tare che sembra essere il prescelto. Occorre che certe situazioni vengano definite una volta per tutte e che per il Milan si apra un nuovo percorso. Il giallo del portavoce deve davvero essere l’ultimo scivolone. 



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