Conceiçao contro Bologna e Lazio si gioca la zona Champions e il posto, ma sull’assetto e Leao…
Il Milan è aggrappato alla zattera del recupero di giovedì, al Dall’Ara contro il Bologna. Un’altra sconfitta ridurrebbe ai minimi termini le speranze di agganciare iuna l quarto posto e la relativa qualificazione alla prossima Champions. Il Bologna ha gli stessi punti del Milan – sono 41 e valgono il settimo-ottavo posto – e fa gli stessi calcoli di classifica. Sarà un recupero con sembianze di spareggio. Un pari farebbe il gioco di chi sta davanti, anche se in questo fine settimana Fiorentina e Lazio hanno perso colpi. Domenica sera, tre giorni dopo Bologna, il Milan ospiterà la Lazio a San Siro. Ce n’è abbastanza per ritenere che il Diavolo abbia davanti una settimana cruciale. Champions o non Champions? Presto sapremo. Come ha fatto il Milan a ridursi così? La squadra non è male. Anzi, tanti giocatori, presi uno per uno, sono forti. Gli allenatori ci hanno capito poco, né Paulo Fonseca né Sergio Conceiçao hanno trovato la formula. Conceiçao ha vinto la Supercoppa italiana ed è entrato nelle semifinali di Coppa Italia, ma ha perso a Zagabria contro la Dinamo e a Rotterdam contro il Feyenoord, ed è uscito dalla Champions. Fonseca, se non altro, aveva regalato la grande notte di Madrid, la vittoria al Bernabeu contro il Real. Una bellissima illusione ottica, con il senno di poi. Tutti e due portoghesi, è curioso che né Fonseca né Conceiçao abbiano legato con il connazionale Rafa Leao. Fonseca ci si è scontrato e si ha come l’impressione che Conceiçao sia a un passo dal frontale con l’attaccante più forte del mazzo: sabato a Torino l’ha sostituito all’intervallo per scarso rendimento. Il Milan avrebbe dovuto cambiare Leao, tirare fuori il fuoriclasse che è in lui. È successo il contrario, Leao ha attirato il Milan nel limbo dell’indeterminatezza, di quel che potrebbe essere è e che per ragioni misteriose non è.

Il problema di Conceiçao è l’opacità del progetto tattico-strategico. Non si capisce bene quale Milan abbia in mente. L’arrivo di Joao Felix lo ha costretto ad allargare la base offensiva della squadra. Reijnders e Pulisic sono stati colpiti da effetti collaterali. Il primo ha dovuto abbassare il suo raggio d’azione, ripensarsi all’indietro. Pulisic percepisce Joao Felix come un competitore, come uno che più o meno frequenta le stesse zolle e con i medesimi intenti creativi e che tende a fargli ombra. Conceiçao cambia formazioni e moduli, si corregge in corso di partita, ma un assetto stabile è di là da venire. La difesa a quattro come unica certezza. Neppure l’aspetto motivazionale sembra funzionare. Conceiçao è il Conte del Portogallo, si diceva, ma la spinta caratteriale sembra intermittente e con tendenza al ribasso, come se la squadra non rispondesse più alle sue strigliate verbali. Sabato, il suo linguaggio del corpo davanti alla panchina era eloquente. Nei momenti sfavorevoli della partita persa contro il Toro, Conceiçao allargava le braccia. Un gesto di sincerità e di dissociazione allo stesso tempo, come a dire: siamo questi, che cosa ci posso fare?
Conceiçao ha firmato un contratto fino a giugno. L’eventuale successo in Coppa Italia non lo salverebbe, per quanto Simone Inzaghi abbia edificato la sua prima stagione all’Inter, nel 2021-22, sulla doppietta delle coppe nazionali, un double nelle possibilità di Conceiçao. Inzaghi però era arrivato secondo in campionato, aveva intascato un’agevole qualificazione in Champions e aveva ricevuto lo stesso critiche, per essersi fatto soffiare lo scudetto dal Milan. Situazioni imparagonabili. L’Europa che più conta e meglio paga è la frontiera del rinnovo contrattuale di Conceiçao. L’orizzonte corto del legame, 30 giugno 2025, concede al Milan una notevole libertà di manovra. Immaginiamo che in sede abbiano già avviato delle ricognizioni, delle ricerche conoscitive. Il Milan non può permettersi di sbagliare un altro allenatore e di buttare via un’altra stagione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA