Il portiere, un tempo intoccabile, ora rischia. Gli altri due sono ben lontani dal livello dello scudetto
La notte delle stelle cadenti in casa Milan è arrivata molto prima di agosto. Mike Maignan, Theo Hernandez e Rafa Leao stanno, infatti, vivendo il loro momento più complicato da quando sono in Italia. In contemporanea, le tre stelle dell’ultimo scudetto si sono oscurate in una stagione che definire buia è poco. Di riflesso, è caduta tutta la squadra: fuori dalla Champions, settima in campionato. Tanto da far serpeggiare non solo tra i tifosi, ma anche all’interno della società, il seme del dubbio: è il caso di continuare insieme? Il partito del no ora è forte in via Aldo Rossi. Tanto che la cessione è più di un’ipotesi.
Croce e delizia
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Raccontava Stefano Pioli in una recente intervista quanto Theo e Leao fossero in grado di incidere, in positivo come in negativo, sull’esito di una partita. Vero, è la prerogativa di tutti i calciatori superiori e quasi in tutte le imprese colorate di rosso e nero negli ultimi anni c’è il loro zampino. Lo scudetto del 2022, la cavalcata in Champions del 2023. Hernandez e Rafa uomini copertina di un Milan in crescita. Nel 2024 i primi segnali di difficoltà, fino alla crisi dei giorni nostri. Il problema è che nel 2024-25 le gare in cui l’apporto dei due è stato deficitario superano di gran lunga quelle in stato di grazia. E poi c’è Magic Mike. Molto Mike (nelle umane insicurezze) e poco Magic prima a Rotterdam e poi a Torino, senza andare a citare gli altri episodi in cui il portiere francese poteva (e doveva) fare di più. I cali di forma capitano a tutti, ma il Maignan dello scudetto e delle “paratissime” in Champions si è visto sporadicamente nell’ultimo anno e mezzo. In compenso, è aumentato il numero degli errori.
L’ultimo acuto
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A turno, il Milan di Fonseca prima e di Conceiçao dopo è stato tradito da almeno una delle sue stelle. Che fosse la papera di Maignan, la follia di Theo o l’apatia ciondolante di Leao. L’ultima volta che i tre sono stati all’altezza del loro talento tutti assieme? Bisogna tornare al 6 gennaio. Hernandez che avvia la rimonta sull’Inter con una gran punizione, Maignan che mura Dumfries a tu per tu sul 2-2, Rafa che taglia nel cuore della difesa nerazzurra e serve l’assist del 3-2 ad Abraham. Risultato? Supercoppa al Milan, primo trofeo dell’era RedBird. Perché Pioli ha ragione, certi giocatori spostano nel bene e nel male.
Scenario
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Se lo fanno più nel male, allora bisogna prenderne atto, al di là della cifra tecnica superiore. Le strade sono due. La prima: trovare un modo per far tornare Maignan, Theo e Leao costantemente al livello dello scudetto. Più facile a dirsi che a farsi, almeno vedendo i tentativi falliti fino a questo momento di Fonseca e Conceiçao. I due tecnici portoghesi hanno usato il bastone più della carota, almeno con il terzino e l’attaccante, invertendo la rotta di Pioli. Ma i risultati non sono arrivati con continuità. Attenzione, però: già nell’ultimo periodo con l’allenatore emiliano le stelle di Theo e Rafa cominciavano a offuscarsi. E la seconda via? La separazione. Dolorosa, perché sul talento dei tre c’è poco da dire e il ricordo di quanto hanno dato al Milan è vivo nella mente di tutti. Un club, però, non può ragionare solamente col cuore. E oltre alle considerazioni tecniche, ci sono quelle economiche. Maignan e Hernandez hanno il contratto in scadenza nel 2026: senza rinnovo, il rischio di perderli a zero è alto. Per il portiere una bozza di accordo per il prolungamento è stata trovata da tempo (5 milioni all’anno sino al 2029, con opzione per un’ulteriore stagione insieme), ma non è comunque una garanzia che resti a Milano al 100%. Per Theo, la trattativa per il rinnovo si è invece arenata a causa delle prestazioni horror del francese e difficilmente ripartirà. Leao, invece, ha un contratto lungo (scadenza nel 2028) e una clausola da 175 milioni che difficilmente sarà pagata da qualcuno. Ma oggi in pochi scommetterebbero sulla sua permanenza a Milano. Forse nemmeno lui.
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