Negli ultimi mesi il super consulente rossonera è rimasto più defilato, mentre l’annata continuava a peggiorare. I tifosi, da tempo, hanno messo nel mirino anche lui e agli occhi di Cardinale sono tutti sotto esame
L’ultima volta che ha preso la parola pubblicamente è stato qualche giorno fa, alla vigilia della finale di Coppa Italia. Una battuta veloce sul cuore rossonero di Sinner e una ancora più rapida su Milan-Bologna (“Siamo pronti e preparati”: vabbè). Per trovare altre tracce di Z, occorre arretrare a oltre un mese e mezzo fa: 30 marzo, prepartita di Napoli-Milan, quando aveva spiegato di essere sparito dalla circolazione – scomparso per una ventina di giorni, pure dai social – “per un virus, ho perso pure tre chili. Sono qua per aiutare tutti, in campo e fuori. Come prima, ora e in futuro”. E poi aveva smentito i presunti attriti con l’ad Furlani: “Tutte falsità”. Interventi col contagocce per un uomo che di solito ama apparire e generare interrogativi, soprattutto attraverso post enigmatici e, ovviamente, del tutto autoreferenziali. Ma, in questi mesi, ci sono pochissimi riscontri anche sul web. Su X l’ultimo cenno di vita è del 25 febbraio, su Instagram c’è qualche traccia recente legata però alla sua attività imprenditoriale. Le due piattaforme sommano la mostruosità di 72,5 milioni di follower che, ormai da tempo, si interrogano su di lui. O meglio, sul suo futuro: che cosa sta succedendo? E che cosa succederà?
obiettivi
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Intanto, a differenza di altre occasioni, gli va dato atto di una certa saggezza comunicativa: quando la bufera fischia forte e piove di stravento, è consigliabile restare sotto coperta. C’è stato un momento, anche abbastanza lungo, in cui Z è stato in pratica il frontman del club: davanti ai microfoni si presentava quasi sempre lui. Un’inflazione di Ibra. Quest’anno l’esposizione mediatica si è ridotta, fino ad annullarsi quasi del tutto nella seconda parte di stagione. E dunque si torna alla domanda precedente: che cosa ne sarà di lui? Intanto giova sempre ricordare che non parliamo di un dirigente rossonero, ma di un consulente. A 360 gradi, certo: advisor dei vertici dirigenziali e advisor della proprietà, della quale è a libro paga. Cardinale è imprenditore abituato a valutare i suoi manager in base agli obiettivi conseguiti o meno. In ambito calcistico, quindi, alla fine della stagione. E ovviamente anche Zlatan, come il resto del management, non ha portato al club gli obiettivi prefissati. Lo svedese agli occhi del numero uno di RedBird rimane comunque un grande traino commerciale e di immagine perché Ibrahimovic non è solo un super consulente, ma un’intera azienda. Però è altrettanto evidente come al quarto piano di via Aldo Rossi occorra rimodulare gli equilibri. Rinforzare l’assetto, certo, ma anche fare chiarezza assoluta su ruoli, competenze e rapporti tra le varie figure.
spartiacque
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I tifosi intanto hanno scaricato anche lui. Al cospetto di una stagione simile, ovviamente non si salva nessuno. Anzi, i primi fischi Z se li era presi già a metà dicembre, a San Siro in occasione di Milan-Genoa e delle celebrazioni per i 125 anni del Diavolo. Avevano fatto effetto: un drastico spartiacque tra il giocatore amato incondizionatamente dal popolo rossonero e il dirigente contestato, alla stregua degli altri, per una stagione che già allora era decisamente in salita. I mesi successivi hanno ulteriormente esacerbato gli animi. Ibra ha fatto parlare di sé per i colloqui con i potenziali ds assieme a Cardinale, salvo poi ritrovarsi in “seconda fila” dopo le rivendicazioni gerarchiche di Furlani. Il fatto è che, a distanza di un anno e mezzo dalla sua nomina, molte persone ancora non riescono a capire di che cosa si occupi effettivamente Ibra. Anche la retrocessione del Milan Futuro ovviamente non gli ha giovato. Un progetto su cui lo svedese aveva messo il cappello in prima persona, mettendo a capo dell’area sportiva Jovan Kirovski, amico dai tempi dei Los Angeles Galaxy. Il progetto proseguirà nonostante la caduta in Serie D, ma sul campo è stato fallimentare nonostante i circa 15 milioni investiti. Zlatan che nel giorno del ritorno dei playout con la Spal ha scelto di andare a vedere la Primavera, dove era impegnato suo figlio Maximilian. Un’assenza, quella di Ferrara, che non è passata inosservata. La gente rossonera gli rimprovera anche le parole ottimistiche spese lungo la stagione. Un elenco di “è tutto sotto controllo” e “siamo tranquilli”, oltre alle lodi personalizzate per ognuno dei nuovi acquisti che poi non hanno prodotto l’apporto immaginato. Così come magari era lecito attendersi un’incidenza maggiore nei confronti di alcuni giocatori che sono rimasti ampiamente sotto i loro standard per tutta la stagione. Tutti tasselli che messi insieme tratteggiano uno scenario sgradevole e complesso. Tutti sotto esame, quindi, Ibra compreso. Quando una stagione fallisce, non si fanno sconti a nessuno.
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