Michel Platini compie 70 anni: dalla Juve ai palazzi del potere

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Le Roi ha 70 anni: vinse tutto con la Juventus, poi la turbolenta carriera dirigenziale. Oggi si gode la vita a Cassis

Fabio Licari

Giornalista

Preso per un tozzo di pane, “ma lui ci ha messo su il foie gras”, disse l’Avvocato. Michel Platini è il gran colpo della Juve di Agnelli, Boniperti e Trapattoni poco prima del Mondiale di Spagna nell’82: Boniek era già bianconero e sarebbe stato il secondo straniero con Brady, ma l’occasione di strappare al Saint-Etienne quel francese con il 10 sulla maglia, e colpi da grande regista offensivo, non poteva essere sprecata. Lo avevamo visto battere Zoff nel ’78 in amichevole a Napoli e poi bravo e sfortunato in Argentina. Nasce la Juve forse più bella di sempre, un triennio magico con scudetto, Coppa Coppe, Coppa Campioni, Supercoppa, Intercontinentale e Coppa Italia. Il simbolo è lui, Michel Platini da Joeuf, origini italiane, piemontesi per la precisione. Platini è nato il 21 giugno 1955, oggi compie settant’anni. 

simbolo irripetibile

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Platini è anche il manifesto di un’epoca irripetibile per il calcio italiano, quella di Falcao, Krol, Zico, Rummenigge, Boniek e naturalmente Maradona con il quale ingaggerà la sfida sul più forte della A. L’argentino è un fenomeno unico, ma non c’è un fuoriclasse che lavori per la squadra come Michel: mai un gesto soltanto per la platea, anche se gol, dribbling e assist sono da cineteca. Nelle prime tre stagioni le Roi vince la classifica cannonieri della Serie A. La prima Juve, alla faccia del presunto difensivismo di Trap, schiera Rossi centravanti, Boniek e Bettega sulle ali, Platini regista-goleador e Tardelli in mediana, con Cabrini a spingere a sinistra. Non decolla subito il francese, fino a Natale soffre un po’ di pubalgia e soprattutto di un problema tattico: la Juve non integra ancora né lui né Boniek. Non è un mistero che i due si rivolgeranno a Boniperti per chiedere di avere il controllo della manovra fin lì era di Furino che perderà il posto per Bonini. 

il vizio dell’avvocato

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“Ero il vizio dell’Avvocato, poi è arrivato Platini”, ha ricordato un giorno Sivori, lo storico 10 bianconero prima dell’avvento del francese. Agnelli adorava Michel e il rapporto tra i due era speciale. Un giorno Platini gli regala uno dei tre Palloni d’oro vinti in quegli anni e l’Avvocato gli chiede: “Michel, ma è davvero d’oro?”. Per tutta risposta: “Pensa che gliel’avrei regalato se lo fosse davvero?”. Un’altra volta Agnelli va all’allenamento e chiede se i giocatori sono in grado di colpire il palo dall’altra parte del campo: Platini prende la mira e infila apposta il pallone nella porta degli spogliatoi. Se ne andrà dopo cinque anni. L’Avvocato teme di vederlo con un’altra maglia, lui lo rassicura: “Non ho più voglia. Smetto”. A trentadue anni. Proprio come Ronaldo e Messi. 

seconda vita

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Lascia la Juve, non il calcio. Diventa anche ct della Francia, ma i risultati in panchina non sono all’altezza. Meglio da politico. L’intuizione è di Blatter, il nuovo presidente Fifa. Il Mondiale è in Francia, Platini è l’immagine della Francia, e Sepp lo vuole al suo fianco come consigliere calcistico. Platini ha idee, è sveglio, vuole intervenire sul calcio e Blatter capisce che il ruolo di consigliere sta stretto al francese. Sa che un giorno sarà il suo rivale. Quei quattro anni per la Fifa non gli sono mai pagati, malgrado la promessa di uno stipendio di due milioni di franchi. Oltre dieci anni dopo saranno la sua fine politica. Platini è cresciuto, nel 2007 diventa presidente dell’Uefa battendo Johansson, aspira a Zurigo. Blatter, l’ex mentore, è un po’ geloso. Michel arriva a Nyon e, nella commissione arbitrale, scopre che il presidente è il tedesco Volker Roth che gli aveva annullato il gol più bello, in rovesciata, nella finale contro l’Argentinos Juniors a Tokio, quando lui si stende appoggiando il volto sulla mano. “Vi siete chiariti?”, gli chiedono. Risponde: “Sì, certo, lui non è stato più il presidente degli arbitri…”. 

il rimpianto

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Ironico, grintoso, “francese”, Michel va oltre il calcio. Quando nel 2016 scoppia lo scandalo Fifa, però, viene fuori il documento che attesta il pagamento nel 2011 di quei due milioni a lui dovuti, al tempo delle elezioni Fifa e del ballottaggio tra Blatter e Bin Hammam: lo svizzero chiese allora il supporto dell’Uefa per vincere. Qualcuno insinua che Platini sia stato “ricompensato” per quel voto. Sono soldi dovuti e oltretutto dichiarati al fisco svizzero, l’errore di Michel è non aver informato l’Uefa. Il comitato etico Fifa nominato da Blatter fa il resto: una mega squalifica di otto anni, poi ridotta a quattro, e una battaglia dentro e fuori i tribunali sportivi e civili che decreta la fine politica di Platini, appena assolto dalle accuse. In qualche modo l’hanno fatto fuori. Gli resta il rimpianto di non essere diventato il numero uno del mondo, sarebbe il presidente Fifa. Ma oggi si gode la vita a Cassis, i nipoti, il golf, un po’ di calcio (ma non troppo). E festeggia settant’anni celebrato non soltanto dai tifosi juventini. Auguri Michel.



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