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«Mi fido di lui. Peccato, erano due medaglie possibili»

July 27, 2024 | by allcalcio.it

«Mi fido di lui. Peccato, erano due medaglie possibili»


Con cinque Olimpiadi nelle braccia, e una sesta qui, da membro Cio, Federica può dire ciò che vuole. Dei Giochi, di chi partecipa e pure di chi non partecipa. Quindi chi meglio di Federica Pellegrini può buttare lì un commento sull’assenza di Sinner, con quell’aria sorniona e finto noncurante di quando la Divina vuole mandare un messaggio preciso, ma con toni sfumati. Eppure le sue parole dicono tutto sul convitato di pietra di nome Jannik. Sulla vicenda in sé, e anche sul diverso sentire degli sportivi sulle Olimpiadi: «A parte il problema di salute di Sinner, che spero risolva presto, diciamo che c’è un approccio diverso ai Giochi da sport a sport. Il tennis ha i tornei del Grande Slam che è come fossero un’Olimpiade, mentre noi atleti di sport olimpici abbiamo i Giochi che valgono più di qualsiasi altra cosa. Quindi è logico che Sinner debba prendere delle decisioni diverse da un atleta che ha come obbiettivo solo l’Olimpiade ogni quattro anni». Il nocciolo in effetti è quello, e la parole non sono causali: «noi atleti di sport olimpici», dice Federica, e la questione è tutta lì, è un distinguo fondamentale. Il tennis, come il calcio professionistico, con le Olimpiadi c’entra poco, la sua presenza sa di intrusione in un mondo un po’ alieno, e i tennisti, con rare eccezioni, sentono poco l’Evento. Tutto il contrario dei nuotatori, per loro la vita ha cadenza quadriennale: c’è sempre un prima e un dopo, con i Giochi in mezzo a scandire l’esistenza. E dev’essere strano, per chi è reduce da cinque Olimpiadi di fila in vasca, ritrovarsi qui, ieri all’inaugurazione di Casa Italia e da oggi a tifare per gli azzurri nella piscina di Parigi, in tuta d’ordinanza da membro Cio, a vedere gli altri scivolare in acqua: «Sono stata al villaggio, mi ha fatto effetto, anche lì entrarci per la prima volta da non atleta mi ha creato un po’ di nostalgia, anche perché il profumo del villaggio è sempre un po’ lo stesso. Nella vita ci si evolve, a 36 anni non potevo certo stare in vasca con loro a gareggiare. Me ne sono fatta una ragione e va benissimo così».

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Ma la questione Sinner appassiona, e si scopre che non tutti la pensano come Federica. C’è ad esempio Paola Egonu, leader della squadra di pallavolo femminile, che difende la scelta di Sinner, senza se e senza ma, e soprattutto senza retropensieri, si direbbe: «Credo che la salute sia sempre la cosa più importante di qualsiasi essere umano, quindi se in questo momento Jannik ha la tonsillite, e il medico gli ha consigliato di non giocare, io avrei fatto la stessa cosa perché la vita è una».

Il presidente del Coni

Alla fine sull’affaire Sinner conviene sentire il parere definitivo del presidente del Coni Malagò, che sgombra il campo ufficialmente dalle polemiche: «Il rammarico, il dispiacere c’è, è innegabile perché è inutile essere ipocriti o falsi. Ma abbiamo anche la certezza dell’assoluta impossibilità di Sinner di partecipare al torneo. Certo, poi la sua assenza determina una serie di cose, ognuno di noi addetti ai lavori sappiamo che quando uno si presenta, da numero uno del singolare, in questo caso anche nel doppio, già sulla carta erano due medaglie quantomeno potenziali. Adesso viene sostituito, sappiamo benissimo che sarà molto più complicato per arrivare sul podio. Ma già l’ho detto da tempo: qui a Parigi, se ci saranno problemi per qualcuno, dobbiamo fare in modo che altri facciano gli straordinari. Poi, se mi chiedete se per Sinner fosse proprio impossibile venire a Parigi, io sarei molto poco serio se rispondessi. Ho fiducia cieca in quello che mi è stato detto, ho parlato anche con il suo manager, non posso e secondo me non è giusto aggiungere nulla». E fine della storia, Forse.

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