Jesse Marsch loda il suo centravanti e immagina un futuro brillante per lui alla Juve: “Sono contento che abbia scelto il bianconero, in Italia troverà tutto quello che cerca. Lui e Osimhen sono una coppia da 50 gol”
Ogni attaccante che tocca diventa un bomber d’oro. Jesse Marsch è molto più che il ct del Canada del neojuventino Jonathan David. Il 51enne americano, originario del Wisconsin, è cresciuto nel sistema Red Bull in panchina: ai tempi del Salisburgo ha lanciato i giovani Erling Haaland, Karim Adeyemi e Benjamin Sesko, al Lipsia ha lavorato con Timo Werner e Christopher Nkunku. “Sono attaccanti diversi tra loro. Ma a livello di valore assoluto, c’è David subito dopo Haaland”, assicura il tecnico statunitense, che in Europa ha allenato anche il Leeds in Premier League.
David, in scadenza di contratto, tra tante offerte ha scelto l’Italia e la Juventus: stupito?
“Non sono sorpreso perché la Juventus è un top club e poi l’entourage di David, quando nei giorni scorsi eravamo ancora impegnati nella Gold Cup, mi aveva parlato della possibilità. Negli ultimi mesi molte big europee mi hanno chiesto informazioni su di lui. Sono contento che Jonathan abbia scelto la Juventus”.
“Perché Jonathan aveva tre priorità: la Champions, un club con una storia vincente e la possibilità di giocare. Alla Juventus troverà tutto. E io, che ho un debole per l’Italia e una casa vicino a Viareggio, avrò un motivo in più per venire nel vostro Paese. Sicuramente sarò allo stadio per Pisa-Juventus, ma andrò anche a Torino”.
Che attaccante è David?
“Un top. La sua principale qualità è l’intelligenza: conosce il calcio e soprattutto capisce i momenti della partita, anche per questo motivo segna tanto. Alla tecnica abbina un innato tempismo: fa gol in tutti i modi”.
È soprannominato Iceman, l’uomo di ghiaccio: concorda?
“É davvero così. Osservatelo bene in area: non perde mai la bussola, è calmo e freddo. E di conseguenza spietato. Qualità che ha dimostrato anche nella gestione dell’anno trascorso in scadenza di contratto: non è da tutti segnare 25 gol come ha fatto lui e venire in Gold Cup lasciando fuori dal campo i pensieri di mercato”.
David nelle ultime tre stagioni al Lilla ha chiuso con 26, 26 e 25 gol: si ripeterà alla Juventus e pensa che potrà vincere la classifica dei marcatori in Serie A?
“Jonathan ha tutto per ripetere i 25 gol anche alla Juventus. In Serie A ci sono grandi attaccanti, ma sicuramente David lotterà per la classifica dei bomber”.
David arriva alla Juventus, dove c’è già un nove: Vlahovic.
“Vlahovic è all’ultimo anno di contratto, mentre David è un investimento pluriennale. E poi Jonathan è duttile”.
Più centravanti o seconda punta?
“David è un 9, ma anche un 9 e mezzo, un 10 o un attaccante esterno. Con noi, nel Canada, gioca da seconda punta o da dieci con un centravanti vicino. E segna ugualmente tanti gol. Quando allenavo il Leeds, avrei voluto David con me in Premier. Ma adesso, allenandolo in nazionale, mi sono reso conto che è più forte di quanto immaginassi”.
La Juventus, dopo David, pensa a Osimhen: sono compatibili?
“Certo. Osimhen è un centravanti, David più una seconda punta. Non so se succederà, ma sulla carta sarebbe una gran coppia”.
“Osimhen-David sarebbe un attacco da almeno 50 gol”.
David ha qualcosa di Haaland, suo allievo a Salisburgo?
“Erling è forza e potenza, Jonathan intelligenza e tecnica. Ma entrambi sono mostri del gol. Come caratteristiche, David è più simile a Nkunku rispetto a Haaland o Sesko. Però…”.
“Come valore assoluto, c’è David dopo Haaland. E poi Sesko”.
David è il primo canadese nella storia della Juve…
“E questo è un orgoglio per la nostra nazionale. Io sono cresciuto negli Usa guardando il calcio italiano e avevo un debole per il Milan di Baresi, Maldini, Costacurta, Donadoni… La Juventus è un altro top club italiano e David ha la stessa mentalità dei bianconeri: è competitivo e vincente”.
Qual è il suo giocatore preferito nella squadra di Tudor?
“Yildiz è un gran talento. E poi mi piace McKennie, che ho allenato al Leeds. Non conosco personalmente Tudor, ma verrò a vedere i suoi allenamenti a Torino”.
I suoi modelli di allenatori italiani?
“Ho studiato e amato principalmente Sacchi e Lippi, due maestri mondiali”.
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