Si è spento nella sua casa di Lecce, aveva 78 anni. Era malato da tempo, lascia tre figlie, la nostra collega Serena, Annalisa e Sara
Il suo nome era Salvatore. Era nato il giorno di Natale. Era un papà buono, un nonno dolce e un bravissimo giornalista. Salvatore Gentile, il nostro Toti, non c’è più. Si è spento nella sua casa di Lecce, amorevolmente assistito dalla sua Lina. È morto a 78 anni. Era malato da tempo, lascia tre figlie, Serena, Annalisa e Sara. Toti era figlio di uno stimato orologiaio. Suo padre gli diceva: “Guarda, qui c’è il mestiere, qui c’è il futuro”. Ma il ragazzo Toti pensava solo ai giornali, al calcio e alla Gazzetta dello Sport. Era diventato capo ufficio stampa all’Università. Funzionario serio e puntuale, ma i giornali, ah i giornali, erano un’altra cosa. Amava lo sport, tutto. Il calcio però era diverso. Aveva anche collaborato, la sera, dopo aver staccato dall’Università, per la Gazzetta del Mezzogiorno, il Quotidiano di Lecce e la Stampa di Torino. Ma il suo amore più grande era la Rosea. Puntuale e preciso, ha raccontato per più di cinquant’anni il calcio di Lecce. Tabellini, partite, spogliatoi, interviste e – soprattutto – i “bagni e massaggi”. Cioè i notiziari quotidiani, le “ultime” dai campi. E per trasmetterle, all’allenamento non si doveva mai mancare. E quando non riusciva ad andarci, perché preso dai molti impegni, inviava una delle sue figlie: Serena, sedici anni: “Stai attenta, devi scrivere tutto. Ma proprio tutto. Non perdere un momento, mi raccomando”. Sul lavoro diceva: “Ci vuole attenzione, memoria e archivio”. E allora metteva via tutti i giornali, li collezionava. Tutti i giorni, due copie della Gazzetta dello Sport. Una da rilegare, l’altra da ritagliare. La sua casa è diventata una casa rosa. Migliaia di articoli, catalogati, stagione per stagione, personaggi, giocatori, dirigenti.
famiglia
—
Lui conosceva tutti e tutti lo conoscevano e stimavano, perché era un uomo corretto e molto generoso. D’estate si metteva in ferie dall’Università per seguire il Lecce nei ritiri e si portava la famiglia. A Serena, la più grandicella, assegnava l’incarico di contattare la Gazzetta con la “Erre”, la “Rovesciata”, cioè con addebito della chiamata a carico del destinatario. Diceva a Serena: “Se un giorno farai questo mestiere, queste esperienze magari potranno servirti”. Serena è diventata capo redattore di Sportweek, settimanale della sua adorata Gazzetta. Ciao Toti.