Luciano Spalletti e gli altri ct esonerati dalla Nazionale Italia

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L’ultimo è stato Luciano, ma prima di lui sono parecchi gli allenatori a cui è stato dato il benservito dalla Federazione: tra questi anche parecchi nomi illustri

Carlo Tagliagambe

Giornalista

Ha lasciato la conferenza stampa, la sua ultima da allenatore della Nazionale, con il groppo in gola, un po’ per la commozione, un po’ per la delusione di non essere riuscito a lasciare il segno. Luciano Spalletti è stato sollevato dall’incarico dal presidente federale Gravina che – dopo lo 0-3 di Oslo – ha deciso per il ribaltone in panchina. Una decisione arrivata in corsa, secondo uno schema solitamente più comune tra i club che tra le nazionali, dove i bilanci si tracciano generalmente alla fine di un ciclo di due o quattro anni, che coincide con le qualificazioni oppure con le grandi competizioni come Mondiale o Europeo. Questa volta però, cambio immediato per provare ad aggiustare una situazione di classifica già complicata dopo appena una partita: la Norvegia, che ne ha giocate 3, guida il girone con 9 punti e +10 di differenza reti. Spalletti esonerato, dunque: non è il primo e non sarà l’ultimo nella ultracentenaria storia della Nazionale. 

GLI ALTRI ESONERI

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Stessa sorte era toccata anche a Gian Piero Ventura che, nel 2017, pagò la prima storica esclusione dal mondiale dopo 60 anni. Fatale lo 0-0 di San Siro contro la Svezia: “Sono un capro espiatorio” le sue parole rivolte all’allora presidente federale Tavecchio, che dal canto suo gli rinfacciava le mancate dimissioni (e conseguente rinuncia all’onorario) dopo il disastro. Un altro ct esonerato fu Roberto Donadoni, la cui parentesi tra il Lippi I e il Lippi II si concluse ad Euro 2008, quando la Spagna superò la sua Italia ai quarti di finale dopo i calci di rigore. L’allora presidente federale Abete fece scattare una clausola di rescissione prevista dal contratto in caso di eliminazione. Al suo posto, riecco Lippi. Un ritorno accolto così da Donadoni: “Se ne parlava sempre da due anni. Ognuno ha il suo modo di proporsi. Sia chiaro: io non voglio nessun indennizzo, i soldi per me non sono mai stati un problema”. Chapeau. Prima di lui anche Giovanni Trapattoni fu, di fatto, sollevato dall’incarico: fatale al Trap l’eliminazione ad Euro 2004, quello del famoso biscotto tra Svezia e Danimarca. Nonostante l’ex tecnico di Inter e Juve sperasse di restare al comando, l’allora presidente federale Carraro aveva già scelto Lippi per rilanciare le ambizioni della Nazionale. “La fortuna mi ha girato le spalle – commentò allora Trapattoni -. A chi prenderá il mio posto dico che la nazionale è molto, molto, molto più difficile del club. Ho usato tre volte la parola molto, mica l’ho fatto per caso”. Un addio in perfetto stile Trap. 

IN PASSATO

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Nel 1991 a pagare dazio fu Azeglio Vicini: il ct delle notti magiche di Italia 90′ fu allontanato dal presidente Matarrese dopo la mancata qualificazione all’Europeo del 1992 in Svezia: le speranze azzurre si infransero contro il palo centrato da Rizzitelli contro l’Urss in piena disgregazione. In precedenza altri due esoneri illustri: Edmondo Fabbri, che nel 1966 subì l’onta dell’eliminazione per mano della Corea del Nord e Alfredo Foni, commissario tecnico dell’esclusione dal Mondiale del 1958. La sua Italia fu sconfitta dall’Irlanda del Nord in quella partita passata alla storia come “la disfatta di Belfast”, costata la prima mancata qualificazione sul campo a un campionato del mondo (nel 1930 l’Italia aveva rinunciato per gli eccessivi costi della trasferta in Uruguay). Esclusione poi tristemente replicata nel 2018 e nel 2022. Ora toccherà al nuovo ct interrompere la serie. 



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