Luca Leoni, tifoso interista malato di Sla in finale per Inter-Psg

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Da Milano alla Baviera, oltre la malattia: “Sono diventato una mascotte, quando vado allo stadio io si vince. A Madrid nel 2010 c’ero e ho gioito poi, quando avevo 66 anni è arrivata la malattia”

dal nostro inviato Filippo Conticello

Luca Leoni è un meraviglioso esemplare di essere umano. Ironico, appassionato, vitale, anche adesso che è bloccato su una sedia è lo stesso uomo energico che ha fondato un’agenzia di successo nel campo della comunicazione e della pubblicità a Milano. Più di ogni altra cosa, però, Luca si definisce un interista “da internare”, come il nome della chat di fratelli nerazzurri che gli allietano le giornate. Non ci sarà ancora cura per la Sclerosi Laterale Amiotrofica, che da 4 anni si è abbattuta su di lui, ma non esiste antidoto neanche per guarire dall’amore: quello per la squadra del cuore lo tiene semplicemente attaccato alla vita. Per questo, non poteva mancare in finale a bordo campo, all’Allianz seguirà la sua Inter, come spessissimo fa a San Siro grazie anche al Centro Clinico Nemo dell’Ospedale Niguarda che lo ha in cura. Sarà un viaggio lungo e faticoso, ma ne varrà la pena. 

Il viaggio

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Oggi partirà presto su una ambulanza della Croce Viola, di cui il figlio Tommaso è un soccorritore volontario, allestita come una camera da letto. Luca sarà sdraiato su un materasso ad area anti-decubito, avrà a bordo 2 autisti e dietro un furgone guidato dallo stesso Tommaso con dentro la sedia a rotelle, il sollevatore, i macchinari e le medicine indispensabili per un malato di Sla. Con lui, Luisa, compagna di una vita e testimone di questo atto estremo di ‘interismo’: l’arrivo a Monaco è previsto per le 16, c’è già un parcheggio prenotato a 250 metri dallo stadio grazie all’interessamento del club nerazzurro. Lì lo aspettano altri 36 del gruppo WhatsApp diventato un vero Inter Club: si chiamano ‘InterNati’, ne fanno parte professionisti milanesi e qualche vip, dal presidente Stefano Boeri a Valentino Rossi. Lui è il presidente onorario, l’animatore principale, il collante che regala entusiasmo. “Sono diventato una mascotte, quando vado allo stadio io si vince”, scherza . 

Come nel 2010

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Il pensiero oggi non potrà che andare al passato, all’ultima finale vista dal vivo in famiglia, quando non c’era neanche una nuvola nel cielo: “Nel 2010 stavo bene, ero a Madrid con Tommaso e l’altro mio figlio Folco: è uno dei ricordi più felici. Poi a 66 anni è arrivata la malattia ma adesso vorrei tanto provare la stessa gioia di allora. Comunque vada, ringrazio il presidente Beppe Marotta e Alberto Bassani, responsabile degli Affari Sociali dell’Inter, per la loro vicinanza”. Anche al Nemo Luca è riuscito a riprodurre il suo ecosistema nerazzurro: le dottoresse Valeria Sansone e Federica Cerri gli hanno chiesto di tornare con la coppa. Le idee di Luca sono chiare: “Speriamo di festeggiare, ma voglio anche portarmi a Milano qualche buona birra tedesca…”. Così Luca brinderà all’Inter e alla vita.



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