Lichtsteiner: “Quando Conte e Allegri si arrabbiavano”

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“Li accomuna l’ossessione per la vittoria, Antonio la manifesta, Max la nasconde di più”

G.B. Olivero

“Certo che parlo di Antonio e Max, mi legano a loro tanti ricordi bellissimi. C’è solo una domanda alla quale non risponderò”.

“Chi preferisco tra i due. Voglio bene a entrambi e non posso proprio scegliere”.

Va bene, domanda cancellata. Stephan Lichtsteiner ha vissuto buona parte della carriera insieme ad Antonio Conte (dal 2011 al 2014: tre scudetti) e a Max Allegri (dal 2014 al 2018: altri quattro). Nella Juve loro facevano le formazioni e lui correva. Ha funzionato abbastanza bene…

AC Milan's coach Massimiliano Allegri (L) and Juventus' coach Antonio Conte are pictured during the Serie A football match Juventus vs AC Milan on October 6, 2013 in Turin. AFP PHOTO / ALBERTO LINGRIA (Photo by ALBERTO LINGRIA / AFP)

Stephan, cosa rappresentano per lei Conte e Allegri, che si sfidano oggi per la prima volta dopo tanti anni?

“Due grandi maestri. E due allenatori vincenti. Hanno scritto la storia del calcio e ci faranno divertire ancora”.

“L’ossessione per la vittoria. Antonio la manifesta, Max la nasconde di più, ma hanno bene in testa cosa devono fare per vincere. E trovano sempre la chiave. E poi sono tatticamente preparatissimi: studiano il calcio”.

“Conte è più costruttore, Allegri più gestore. Ma ho letto e sentito tanti luoghi comuni su di loro. Non sono mica solo quello, hanno tantissime qualità”.

Luogo comune numero uno: con Conte ci si allena di più.

“Vero solo in parte. Il primo anno alla Juve non avevamo le coppe e quindi gli allenamenti erano devastanti. Ma anche con Allegri si lavorava duramente”.

Luogo comune numero due: Conte è più rigido, Allegri dalla trequarti in su lascia che i giocatori si arrangino.

“Conte lavora molto sui dettagli, ti dice cosa vuole e tu devi farlo, non si discute. Allegri concede più libertà in fase offensiva e con lui puoi parlare un po’ di più se una cosa non ti convince. Con Antonio eravamo molto preparati su ciò che sarebbe successo. Durante la partita, però, lui fa soprattutto cambi ruolo su ruolo mentre Max è capace di fare una sostituzione che ribalta la partita modificando anche il modulo. Forse il punto di forza di Conte è la preparazione della gara e quello di Max il modo in cui la legge dalla panchina. Ma sono bravi in tutto”.

Chi è più attento alla fase difensiva?

“Entrambi. E lo sono in maniera rigida, estrema. Vogliono concedere pochissimo agli avversari e le loro squadre trasmettono un’idea di solidità. Adesso il calcio sta cambiando, si vedono tante partite piene di gol. Ma non accade quando ci sono loro, perché i gol spesso nascono da errori e loro odiano gli errori e lavorano per evitarli. E se serve un blocco basso per un’ora, lo organizzano senza problemi”.

L’arrabbiatura più grande di Conte?

“Il terzo anno giocavamo a Verona, avevamo l’obiettivo dei 100 punti. Conte ci aveva già promesso due giorni di vacanza dopo la partita. Dopo venti minuti vincevamo 2-0. Nella ripresa ci addormentammo e al 94’ il Verona pareggiò. Antonio non ci lasciò liberi e ci convocò per la mattina dopo alle 8,30 a Vinovo. Arrivammo lì, ci guardò in faccia e ci disse: “Adesso potete andare a fare questi due giorni di vacanza”. Fu una grande lezione: alla Juve bisogna fare le cose per bene sempre”.

L’arrabbiatura più grande di Allegri?

“A Crotone, aprile 2018. Nell’intervallo ci fece una sfuriata indimenticabile. Non era contento. Pareggiammo 1-1 e la settimana seguente perdemmo in casa con il Napoli, rischiando di compromettere lo scudetto. Ma dopo quel ko Max fu bravissimo, ci tranquillizzò dicendo che, se avessimo giocato al nostro livello, il titolo non ci sarebbe sfuggito. Altra lezione fondamentale: responsabilizzare i giocatori senza mettergli pressione. Certo, se i giocatori sono forti è meglio eh…”.

Ricorda un loro complimento?

“No, ma quasi ogni settimana mi facevano il complimento più bello: una maglia da titolare”.

Chi urlava di più in partita?

“Giocando sulla fascia io ero un po’ tartassato, ma erano sempre indicazioni utili. Poi, quando non ce la facevo più, fingevo di non sentire. Quando ero dalla parte opposta mandavano uno dello staff a darmi indicazioni, ma io mi giravo verso Chiellini che mi diceva “stai facendo finta di niente eh””.

Allegri la escluse dalla lista Champions, ma a gennaio la inserì.

“Si poteva gestire meglio quella situazione, ma con il tempo capisci che gli allenatori hanno mille pensieri e tutti possono sbagliare. Io non ho mai mancato di rispetto quando le decisioni sono state penalizzanti per me. Un uomo si vede nelle difficoltà”.

Lei ha cominciato ad allenare. A chi si ispira di più?

“Prendo alcune cose da tutti gli allenatori che ho avuto, ma poi cerco di mettere la mia firma. Non bisogna copiare, ma elaborare le conoscenze maturate nel tempo”.

Che partita si aspetta tra Milan e Napoli?

“Una sfida di altissimo livello, preparata molto bene e, visto che siamo ancora a inizio stagione, penso che sarà una partita giocata, in cui entrambe le squadre cercheranno di comandare. Napoli e Milan saranno in corsa per lo scudetto fino alla fine, ma credo che anche Inter e Juve possano provare a lottare per il primo posto. Come sempre, saranno decisivi gli episodi e altre situazioni, come il percorso nelle coppe e gli infortuni”.



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