Tutto inizia con Franz Calì, che arriva da Ginevra a inizio ‘900. Entra nel Genoa, poi si fa la sua squadra. Il top nel ‘91 con la vittoria dello scudetto guidati da Vialli e Mancini
Tutto comincia con l’amico Franz. Alba del Novecento, dalla Svizzera arriva un ragazzo di 18 anni. Sveglio, pimpante, siciliano. Vive a Ginevra, ma i suoi sono nati a Catania. Si chiama Francesco Calì, come la dea. Gli piace il foot-ball entra nella città della Lanterna e si unisce ai fratelli Pasteur, i fondatori del Genoa Cricket and Football Club. Poi Franz si mette in proprio e crea una sezione calcio, l’Andrea Doria. Grande passione, interesse crescente, subito partite amichevoli, sfide, derby. I giocatori diventano i doriani. Resteranno i doriani, forever, per sempre.
discese e risalita
—
Il primo Derby della Lanterna? C’è una data: 9 marzo 1902. Su un campetto vicino al torrente Bisagno, prima sfida con il Genoa, già quattro volte campione d’Italia. Vincono i “grifoni”, 3-2. Nasce la storia del derby che durerà, fra alti bassi, discese e risalite, per sempre. Quel risultato era solo l’inizio di una rivalità infinita. Cambiano i nomi, cambiano i campi, cambiano le passioni. Ma l’atmosfera rimane. Francesco, l’amico Franz, costruisce una classica del calcio italiano. Anni di sfide, di scontri, botte e pagine di vita vissuta. Poi arriva la Sampierdarenese. Mentre Genoa e Andrea Doria infiammano la città, sempre in lotta per la supremazia, ecco che, improvvisamente, si inserisce una terza forza. Piccolina, spuntata oltre il promontorio di San Benigno. È fondata da un gruppo di studenti della sezione calcio della Società Ginnastica Comunale Sampierdarenese. Sembra un fuoco di paglia, una cosetta così, roba da fuori porta. E invece i ragazzi crescono, l’ascesa è rapida e sorprendente.
la scalata
—
In pochi anni, la Sampierdarenese, rinominata pomposamente Liguria, debutta in campionato. Scalata vertiginosa e inarrestabile: dalla Terza Categoria alla Serie A in dieci anni. Nel 1922, anno della marcia su Roma, la Sampierdarenese, che molti chiamano già Samp raggiunge la finale. Si arrende alla Novese solo dopo tre gare. La Samp, cioè Sampierdarenese dell’era fascista, indossa una maglia bianca attraversata da una banda rossonera ed è ormai nell’élite del grande calcio nazionale. Raccontano le cronache: stile di gioco, grinta e spirito combattivo. Il carattere della sua gente, lavoratori del porto e delle fabbriche. La Dominante e la Samp-Doria Ma tutto si muove, tutto si trasforma. Genova è grande e il fascismo s’inventa la “Grande Genova”. Nel 1927 i gerarchi impongono la fusione tra Sampierdarenese e Andrea Doria. Momento traumatico, tifosi affranti. Nasce la Dominante. La maglia? Per niente allegra. Nera, come i colori del regime. Poi ancora cambi, passaggi, piccoli traslochi societari e fusioni. Insomma, confusione sotto la Lanterna. E non solo. Periodi cupi e giorni tristi, qualche risveglio e molte speranze. La Seconda Guerra Mondiale sconvolge l’Italia, anche quella del calcio. La stagione 1945-46 è disastrosa per tutte le squadre genovesi. Che si fa? Un’ altra fusione? Per forza. Estate 1946, Andrea Doria e Sampierdarenese si accordano. Nasce una nuova squadra. “Come la chiameremo?”, s’interrogano dirigenti, giornalisti e tifosi. Doria-Samp o Samp-Doria? Va bene Sampdoria tutto attaccato. Prima stagione 1946/47. I colori della maglia? Blu con una fascia orizzontale bianca, attraversata da striscia rossa e una nera. Al centro, lo stemma della Repubblica di Genova. Una combinazione che all’inizio suscita perplessità. Poi diventa una delle divise più iconiche del calcio italiano. Quella maglia era più di un semplice indumento sportivo: era il manifesto della città.
vialli y mancini
—
L’anno prossimo quella maglia entrerà, anche se i nomi e i presidenti (qualcuno non molto limpido) sono cambiati, nell’80° anniversario. Ottant’anni portati bene, con dentro i leggendari colori e una squadra da sogno. Quella di Paolo Mantovani. Con Vialli y Mancini, come diceva Vujadin Boskov. “In verità vera io vi dico che mai, dico mai, non ci sarà più una squadra come quella”. La Samp d’oro, quella che vince lo scudetto (e che scudetto!), che fa la finale della Coppa dei Campioni con il Barcellona e perde solo per un “tiraccio” di Koeman. Che vince, incanta e fa altre finali. La Samp che regala gioia, allegria, divertimento. Il blucerchiato che diventa cerchio blu. Un’ etichetta, un sorriso. La Samp che riparte con Evani. Con Chicco, uno dei suoi bambini.
© RIPRODUZIONE RISERVATA