la zona, Allegri, Pasolini, il mare, Maradona e la passione per gli slavi

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Scompare a 84 anni a Udine un grande innovatore: ha ottenuto 4 promozioni in A in carriera, napoletano di nascita pescarese d’adozione

La carta d’identità dice nato a Napoli ma Giovanni Galeone, morto oggi a 84 anni in un ospedale di Pescara, è d’adozione prima pescarese e poi Udinese. Come calciatore non ha lasciato il segno. Come allenatore ha ottenuto 4 promozioni in Serie A, due con il Pescara, una con l’Udinese e una con il Perugia, ed ha innovato il calcio italiano con Il suo 4-3-3 che è stato un modello per tanti. Dal 2013 si era ufficialmente ritirato dalle panchine ma non ha mai smesso di seguire il calcio, soprattutto le gesta del suo grande amico Allegri, di cui è stato un vero e proprio mentore.

Quella volta che Moratti lo voleva all’Inter

Il rammarico è quello di non aver mai allenato una grande, anche se più di una volta è stato a un passo dal riuscirci («Moratti mi fa: io la prenderei anche subito, Galeone, so che mi rivolterebbe la squadra nel modo giusto, ma prima devo sentire i miei collaboratori. Poi non l’ho più sentito. Immagino che gli avranno raccontato le solite cose, che sono un sottaniere e un ubriacone. Comunque, ero e resto tifoso dell’Inter»), ha allenato il Napoli quando non era una big e se n’è pentito («un errore accettare di andare a Napoli in quel momento storico, sono stato presuntuoso, andare in una squadra dalla quale era scappato Mazzone era una follia», sarà esonerato anche là). Lui che a Napoli c’era nato nel 1941. Famiglia borghese, che nella miseria del dopoguerra non tralascia l’interesse per la cultura. Il padre, ingegnere progettista di altiforni per conto dell’Ilva, è liberale.

La madre, frequentatrice dei salotti della Napoli bene, monarchica. A casa Galeone si legge il Borghese e i libri di Evola e Guareschi. Poi i Galeone per motivi di lavoro si trasferiscono a Trieste. Il piccolo Giovanni fraternizza con i ragazzini slavi assieme ai quali gioca a pallone e a basket (“ricordo le partite a pallone nel campo profughi, a Trieste, contro gli jugoslavi. Erano forti. Non giocavamo contro i triestini, scarsi, ma contro gli jugoslavi che erano più forti. È lì che mi innamorai di loro“). Inizia lì la passione per i calciatori balcanici, che per via della loro bravura tecnica saranno i suoi scudieri preferiti accanto ai brasiliani. Basti pensare a Sliskovic e Junior nel suo Pescara dei miracoli.

L’amicizia con Pasolini

Conosce e frequenta Pasolini: «Con Pierpaolo giocavamo spesso a pallone. Emanava un fascino e una personalità fortissimi, un carisma che gli veniva riconosciuto senza che lo cercasse. Pasolini non parlava, sussurrava, non l’ho mai sentito alzare la voce. Una volta nello spogliatoio mi trovai con Capello, Vallone e Pasolini. Vallone doveva portare a Londra Uno sguardo dal ponte di Miller e ne parlava con Pasolini che, pacato, gli spiegava le sue valutazioni, suggeriva le soluzioni. Vallone, uomo di grande cultura, che aveva fatto cinema e molto teatro, stava completamente zitto, attentissimo. Lo guardava come se parlasse con un santone, ascoltandolo religiosamente».

Il rapporto con Maradona

Da allenatore è una leggenda a Pescara al punto da stregare anche Maradona. Una volta a cena a Napoli, ristorante “La Sacrestia”, c’è anche Diego, abituèee del luogo, che non appena vede il mister si precipita al suo tavolo. «Lei deve diventare il mio prossimo allenatore!». Poco dopo al tavolo di Galeone arriva uno champagne di gran classe mandato da Diego. Sua la famosa frase: “Il portiere è un optional”: «Nacque dopo Pescara-Milan 5-4. Era una battuta, niente di offensivo verso Savorani che, tra l’altro, avevo voluto io a Pescara dopo averlo allenato a Como. Tra l’altro, oggi Marco Savorani è uno dei migliori preparatori dei portieri d’Europa. Non d’Italia, d’Europa. Il portiere è un optional, perché devi avere un’organizzazione difensiva in grado di impedire agli avversari di tirare in porta».

Il legame con Allegri

A Pescara conosce anche un centrocampista esile e talentuoso, lo chiamano Acciughina. Inizia una frequentazione assidua, donne e carte, pericolosa. Allegri, da allenatore affermato, lo ricorderà così: «Galeone è stato determinante nella mia carriera. Era bravo a staccare: quando non c’era l’allenamento cazzeggiava, rideva. Ancora adesso, il mio modo di vedere il calcio è in gran parte merito suo. Molto fantasioso, proponeva concetti innovativi. A chi mi chiede se mi sento vicino a tecnici come Trapattoni, Lippi o Capello io risponderò sempre che si tratta di grandi tecnici e che sono stati un riferimento per me. Ma io sono della scuola Galeone, un allenatore che ha vinto solo in serie B e che, nonostante ciò, mi ha insegnato tanto».

In carriera ha allenato Pordenone, Adriese, Cremonese, Sangiovannese, Grosseto, Spal, Pescara, Udinese, Perugia, Napoli e Ancona, con ritorni sia a Pescara che a Udine. Lascia un grande vuoto ma anche un’eredità calcistica che non andrebbe sprecata.

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