Quanto sia forte l’incantesimo che ha legato i loro destini (Mondiale e Palloni d’oro a parte), lo vediamo oggi: uno andrà via dal Milan, l’altro si è anche ritirato dalla corsa alla presidenza della federcalcio brasiliana
C’è un ragazzo nelle giovanili del Malmö che fa il fenomeno. Si chiama Zlatan. Nella sua camera ha appeso il poster di un altro fenomeno che ha 5 anni in più ed è appena sbarcato al Barcellona: è brasiliano, si chiama Ronaldo. Zlatan lo adora, ne studia i colpi e lo imita, promette al poster: “Diventerò come te”. Il dio del calcio ha orecchie grandi per i sogni dei ragazzi e provvede. Ibrahimovic arriva in Olanda (Ajax), come Ronnie (Psv); gioca in entrambe le squadre di Milano e nel Barcellona, come il Fenomeno. L’11 marzo 2007 si ritrovano sullo stesso campo, nello stesso derby: l’interista Ibra è davanti al suo mito, vestito da Milan. Ha il cuore che corre già prima di mettersi a correre. Nelle interviste ripete: “Maradona? Pelé? No, il più grande è Ronaldo”. Ronnie segna il primo gol, Zlatan l’ultimo nel 2-1 nerazzurro. Gemelli. Nessuno dei due alzerà mai la Champions. Quanto sia forte l’incantesimo di Malmö, che ha legato i loro destini (Mondiale e Palloni d’oro a parte), lo vediamo oggi.
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Il dirigente Ibrahimovic, contestato, fischiato, architetto di un Milan da nono posto, è sparito da un mese, forse se ne andrà. I tifosi del Valladolid, di cui Ronaldo è proprietario, ultimo nella Liga, sventolano striscioni gialli con scritto “Ronaldo go home!”. Ronnie si è anche ritirato dalla corsa alla presidenza della federcalcio brasiliana perché 23 rappresentanze statali su 27 si sono rifiutate di incontralo. Ha promesso: “Nei miei prossimi progetti sarò più responsabile”. Dovrebbe prometterlo anche Ibra. Forse risorgeranno insieme. Il dio del calcio vede e provvede.
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