La sveglia di Garlando: il vangelo secondo Rino

allgossip9@gmail.com
2 Min Read

Dopo l’ermetismo toscano di Spalletti si passa al verismo calabrese di Gattuso. Dalle parole del nuovo ct si coglie il cambio di rotta della gestione della Nazionale

Dall’ermetismo toscano di Luciano Spalletti al verismo calabrese di Rino Gattuso. Ricostruiamo il pensiero nascosto dietro le parole chiave del nuovo ct. “Nella testa dei giocatori”. “Già vi ho beccati tutti per telefono. Verrò a prendervi nei club. Treni, aerei. Vi farò sentire azzurri ovunque, dovrete dare il massimo per l’Italia”. “Dolorini”. “Ho tolto le porte girevoli a Coverciano. Hai un dolorino? Vieni in Nazionale, ci resti, ti curi, fai gruppo. Io non stavo in piedi nel 2006, ma mi sono incatenato all’aereo per volare al Mondiale”. “Famiglia”. “Voglio un gruppo alla Lippi. Ale e Pippo non erano amiconi, ma a Duisburg facevano coppia fissa a carte. Cerco quella magia lì. Il noi al posto dell’io. A Milanello ingoiai un lumacone vivo per far ridere il gruppo troppo teso. Imparerete a farlo”. “A mille all’ora”. “Chi camminerà come a Oslo, tornerà a Firenze solo per Pitti Uomo. La Nazionale non è il riposo dal campionato, è il senso del mestiere. A mille all’ora anche in allenamento. Ero l’ultimo a far la doccia a Coverciano perché Ciso mi lanciava la palla e io educavo i miei piedi ignoranti”. “Gol”. “Fossi solo grinta e cuore, non avrei allenato per 12 anni. A Luis Enrique piaceva il mio Valencia. Le mie squadre giocano. Dobbiamo rimontare i gol della Norvegia. Attaccheremo”. “Chiesa”. “Il nostro Sinner? Si procuri una wild card e torni in campo”. “Pressione”. “La maglia azzurra pesa. Dopo due Mondiali falliti, ancora di più. Dopo l’incubo Champions 2005, mi pesava troppo quella del Milan. Volevo scappare. Poi, con il lavoro, Istanbul è diventata Atene. Andiamo a lavorare”.

Share This Article
Leave a Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *