Siamo in aula, il professore Allegri fa l’appello e Rugani risponde sempre presente. È un alunno moderno. Dai banchi al campo il suo carattere non cambia: viso buono, concentrazione e tanta voglia di fare bene i propri compiti. Non è il migliore, ma non delude. Si applica. L’allenatore bianconero lo conosce e quando è il momento lo coccola, lo fa stare sereno e lucido, per poi sfruttare le sue capacità nel momento del bisogno. Contro il Milan la prova è stata ottima, ha imparato dai più forti in questi anni e la sua esperienza è tanta e quando scende in campo si vede. Un nuovo talismano, dopo Padoin. “Giocare per tutti e non solo per sé stesso”, un mantra vincente.
Rugani è una certezza: con lui la Juve non prende gol
“Stavo guardando la Juve: quando Bremer si è fatto male e Allegri ha messo Rugani ho pensato ‘sei fortunato, Max’” – con queste parole Mourinho ha scatenato il web, tra ironie e sorrisetti. Ma forse non aveva torto. Alla Juventus l’arte della difesa è un requisito necessario, o ci nasci o lo impari. Tutti i successi sono passati da grandi coppie o terzetti, come la BBC. Rugani ha dimostrato perché può dare una mano. Giocare dopo tanta panchina è complicato e spesso può diventare un boomerang, se si perde il contatto con il campo.
Non è il caso del difensore italiano. Negli ultimi due anni in bianconero, quando il tecnico ha puntato su di lui, la rete della porta di Szczesny o Perin è rimasta quasi sempre intatta. Un solo gol subito nelle ultime otto partite disputate da titolare, quello di Raspadori allo Stadium. Poi tutti clean sheet. Non è sempre facile essere l’alternativa, bisogna saperlo accettare e comprendere. Lui lo ha fatto, dopo un giro di prestiti al Rennes e al Cagliari che non hanno prodotto molti risultati. Ora è a casa e quando il mister fa il suo nome, sa per certo che sul registro non deve segnare nessuna assenza.
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