Il difensore della Juve e gli altri calciatori di famiglia: L’ultimogenito è approdato a Pau in Ligue 2 e gli altri sono in giro per l’Europa. Meno male che c’è la chat di famiglia…
Doveva essere un passatempo. Un modo per restare occupati dopo la scuola. Ma per i fratelli Kalulu, il calcio si è trasformato in ben più di uno svago. Alla fine, tutti e quattro sono diventati calciatori professionisti. Da Pierre, leader della difesa della Juventus, a Joseph, l’ultimogenito, passato pro nelle scorse settimane, a Pau, in Ligue 2, dove incrocia il fratello Gédéon del Lorient, e seguendo le orme del maggiore Aldo, in forza al Partizan. Insomma, una dinastia che si ritrova nel gruppo di famiglia di Whatsapp dove, con la sorella, commentano le partite degli uni e gli altri.
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Un modo per rimanere in contatto e per coinvolgere anche chi sta giocando, che poi, a gara conclusa può dire la sua rispondendo ai commenti dei familiari. Un destino poco comune quello dei quattro ragazzini passati per le giovanili del Lione, ma che poi hanno conosciuto traiettorie differenti. Il 20enne Joseph, per esempio, è approdato nel mondo professionistico dopo essere stato rimandato nelle categorie inferiori a 17 anni. Ma il terzino sinistro non ha mollato e dal Saint Priest, in quarta divisione è risalito, ispirato pure dai fratelli. Su tutti, naturalmente brilla la carriera di Pierre, 24 anni, campione d’Italia con il Milan e ormai punto di riferimento della retroguardia della Juventus. Neppure Gédéon era rimasto a lungo nell’accademia del Lione, e dal Saint Priest il terzino destro si è reinventato all’Ajaccio e quindi in Bretagna, con cui è retrocesso in Ligue 2 lo scorso maggio. Francese di passaporto, ha scelto di giocare per la Repubblica del Congo, come il 29enne Aldo, attaccante di professione e tesserato del Partizan, dopo aver viaggiato negli ultimi anni tra Rennes, Sochaux, Basilea e Swansea. Ma tutti sono cresciuti con il sostegno dei genitori che li portavano agli allenamenti e seguivano le partite, per hobby, senza mai interferire, come raccontano gli allenatori dei figli incontrati dall’Equipe, e senza immaginare che un giorno il calcio sarebbe diventato il vero mestiere dei loro ragazzi.