Il nuovo allenatore, le critiche, il confronto col predecessore, il tema del bel gioco e quello dei risultati
Un forte vento revisionista spira nei circoli culturali juventini. Penna Bianca: “E se ora Thiago vince? Noi rimpiangevamo Max…”. Alex10: “Cambiamo giacca e narrazione. Sarà mica il primo 8 settembre del calcio. Ricordi Bearzot nell’82?”. P: “Giusto. Dunque… Abbiamo sempre detto che Thiago era inesperto”. A: “Ora diremo che, grazie alla sua giovane carriera, senza incrostazioni passate, ha potuto educare idee nuove”. P: “Bene. Doveva portare bel gioco. Invece…”. A: “Nel solco della tradizione del club, ha badato soprattutto al risultato con grande pragmatismo”. P: “Ah, ecco. Gli abbiamo rimproverato di cambiare sempre le formazioni”. A: “Ora diremo che, grazie a sapienti rotazioni, ha mantenuto la rosa fresca per lo sprint finale”. P: “Poco empatico con la squadra”.
A: “Ha mantenuto il suo stile, senza fare l’amico dei giocatori, conquistando così la loro stima”. P: “Ok. Ha faticato a valorizzare Koop che sembrava imbrocchito”. A: “Con mossa da abilissimo stratega, Thiago ha nascosto l’artiglieria pesante per tirarla fuori nel momento decisivo”. P: “Thiago presuntuoso perché non ammette mai i suoi errori, tipo le sostituzioni con il Psv”. A: “Senza farsi condizionare dalle critiche, ha tenuto la barra dritta e ha avuto ragione lui”. P: “Dicevamo che non avrebbe mangiato il panettone…”. A: “Ora diremo che, con quel cognome da panettone milanese, ne mangerà tanti a Torino!”. P: “Perfetto, Alex. Mi sembra che la nuova narrazione funzioni. Ci manca solo un tocco epico nel suo passato…”. A: “Ce l’ho, Penna Bianca. Un giorno Thiago entrò nel gabbione di Livorno e sconfisse Allegri”.
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