L’americano è l’unico bianconero ad aver giocato da titolare tutte le ultime 14 partite di Serie A
Con la panchina di Gatti a Firenze, c’è un solo giocatore della Juve che, da metà dicembre ha giocato tutte le partite 14 di Serie A dall’inizio: Weston McKennie. Che nel frattempo ha cambiato mille ruoli (terzino destro, sinistro, mediano, trequartista, finto centravanti e ala destra), ma è sempre risultato imprescindibile per Thiago Motta, tanto essere partito titolare in 20 delle ultime 22 gare e da aver pure indossato la fascia di capitano in due occasioni. Un paradosso, se si pensa che aveva iniziato la stagione da fuori rosa perché non riusciva a trovare l’accordo con la società per il rinnovo del contratto.
mckennie, prototipo mottiano
—
Conoscendo i principi del gioco, a metà tra posizionale e relazionale, che Thiago Motta avrebbe voluto mettere in pratica anche a Torino, dopo l’ottima esperienza di Bologna, è facile intuire perché l’americano sia diventato presto un giocatore quasi insostituibile: McKennie è un giocatore mobile, che dà pochi riferimenti e che può garantire quelle rotazioni di ruoli e di posizioni alla base della filosofia dell’allenatore juventino. Inoltre, è uno dei pochi centrocampisti della rosa bianconera che ha dimostrato di sapersi inserire con efficacia in area di rigore: con 5 gol è il quarto marcatore stagionale della Juve e il migliore nel suo ruolo.
il jolly mckennie
—
Oltre a questo, al suo impiego senza sosta contribuisce anche la sua duttilità. Il “maghetto” statunitense probabilmente non eccelle in nessuna zona del campo, ma si disimpegna bene ovunque. E così, quando Motta cercava un incursore, lo ha schierato da trequartista, quando ha avuto bisogno di sistemare la fascia destra o quella di sinistra in difesa, l’ha impiegato lì, quando mancava un centravanti (nelle trasferte di Milano col Milan e Bergamo) l’ha fatto giocare da falso nove insieme a Koopmeiners. Uno, nessuno e mille ruoli. Ecco spiegato perché McKennie nella Juve gioca sempre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
