Il centrocampista classe 2003, cresciuto in bianconero dai Pulcini alla prima squadra, ha faticato ad imporsi, ma ha trasformato i fischi del Ferraris in applausi
Come un Erasmus. Il prestito secco al Genoa si sta rivelando una tappa decisiva nel percorso di crescita di Fabio Miretti, che, con una bella doppietta al Lecce, sotto gli occhi degli osservatori della Juve, ha regalato alla squadra di Vieira un sostanzioso pezzo di salvezza. Ma come in tutti i viaggi studio lontano da casa che si rispettino, anche il centrocampista piemontese sembra pronto a tornare alla base con una nuova consapevolezza.
la carriera di miretti
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Per Miretti questa al Genoa è stata la prima volta lontano da Vinovo e dalla Continassa. Dopo gli inizi all’Auxilium Saluzzo a 4 anni e il successivo trasferimento al Cuneo, dal primo anno dei Pulcini fino al debutto in Champions League e in Serie A, “Ciko” (com’è stato soprannominato per distinguerlo da altri “Fabio” perché una volta giocava con una maglia di Kiko dell’Atletico Madrid) aveva, infatti, vestito solo bianconero. Di lui nell’ambiente bianconero si ricordavano gol a grappoli (addirittura 15 in 17 gare nel campionato Under 17 2019/20, prima della sospensione per il Covid) e spensieratezza, caratteristiche un po’ svanite ai primi assaggi di grande calcio. Meno tecnica e finalizzazione, più corsa e sacrificio, nonostante in molti avessero già paragonato il suo percorso a quello di un altro juventino “dalla nascita” o quasi: Claudio Marchisio. Fino all’incontro con Patrick Vieira.
la stagione al genoa di miretti
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Anche l’inizio di stagione in rossoblù, infatti, era stato complicato. Pur essendo sempre stato schierato, sia da Gilardino prima che dal francese poi, Miretti faticava a incidere. Alla base, motivi fisici che ne avevano condizionato la preparazione (la frattura composta del terzo cuneiforme del piede destro a fine luglio) e ambientali: probabilmente i tifosi del Genoa avevano riposto su di lui troppe aspettative e, alle prime difficoltà, complici anche i risultati negativi della squadra, non hanno esitato a fischiarlo. “Ciko”, però, non si è perso d’animo. “Penso che molte mie prestazioni siano state sottovalutate, ma cerco di non pensarci troppo – si è tolto qualche sassolino dalla scarpa il numero 23 genoano -. Anche qualche fischio di troppo è stata una motivazione ulteriore per me, mi ha dato la carica per migliorare e spingere sempre di più”.
il nuovo ruolo di miretti
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“La cosa che mi piace veramente di lui è che è concentrato sul lavoro al 100%, è uno che non molla mai”, lo aveva esaltato Vieira, sottolineando che “può o deve avere un po’ più di libertà sul campo perché ha questa qualità di giocare tra le linee: mi aspetto che faccia più gol, più assist e crei di più per la squadra”. Detto, fatto. Contro il Lecce, Miretti ha segnato la prima doppietta in Serie A e, con 3 gol e 3 assist, ha quasi eguagliato il suo record tra i professionisti (4+4 con la Next Gen nel 2021-22). D’altronde, sotto la gestione Vieira, il classe 2003 è un giocatore più libero: schierato sulla trequarti (talvolta anche decentrato a sinistra come capitato nelle ultime due uscite), ha meno compiti di copertura e può mettere in mostra le qualità di incursore che l’avevano caratterizzato da giovane. Con Allegri e Gilardino, invece, da mezz’ala nel 3-5-2, la quantità di campo da coprire era eccessiva per le sue caratteristiche. “Non penso al futuro, ma ancora al Genoa:”, non si è sbilanciato “Ciko” a fine partita. Ma il suo l’Erasmus sta per finire. E, intanto, tra due settimane, allo Stadium, ecco il primo esame. E lì, gli “osservatori” saranno tutti i tifosi juventini…
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