Juve, il fallimento di Motta e l’arrivo di Tudor: il commento di Agresti sulla Gazzetta

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Il fallimento della gestione di Thiago e la sterzata verso un nuovo tipo di guida. Al croato in due mesi e mezzo occorre buonsenso per centrare la Champions, poi la svolta vera

Stefano Agresti

Giornalista

Thiago Motta è stato la grande delusione della stagione. Ammettiamolo: quando la Juve lo ha preso, pochi pensavano che la scelta fosse sbagliata. Il suo Bologna ci aveva mostrato un gran bel calcio; i risultati erano stati eccellenti, perfino storici; aveva valorizzato giocatori che non ritenevamo fossero così forti. Certo, c’era sempre chi tirava fuori il buon Maifredi, anche lui arrivato da Bologna per portare a Torino il calcio con le bollicine: doveva imitare l’inimitabile Sacchi milanista, deragliò subito. È stato, quello di Maifredi, un capitolo di una storia che più o meno dice: nel Dna della Juve c’è scritto che questa squadra si esalta quando ha in panchina un allenatore concreto, ai limiti del cinismo, e invece fallisce se pensa di arrivare al successo attraverso lo spettacolo. L’unico profeta del bel calcio che ha vinto a Torino è stato Sarri, il quale però – lo ha raccontato lui stesso – per riuscirci ha dovuto tradire i suoi principi, la sua filosofia, le sue idee. Motta forse non ha tradito le sue idee, ma ha tradito le aspettative della Juve. 

le colpe

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Quando un allenatore fallisce – e il fallimento di Thiago Motta è stato totale: niente risultati, niente gioco, svalutazione dei calciatori, rapporti pessimi con lo spogliatoio – è giusto chiedersi quanto siano grandi le responsabilità di chi ha voluto quell’allenatore. Perché la scelta, questo è chiaro, si è rivelata sbagliata. Abbiamo detto che tutti noi, o quasi, avremmo preso l’uomo che aveva modellato quel bel Bologna per costruire la nuova Juve. Ma forse un dirigente dovrebbe comprendere in anticipo che un tecnico non è adatto a una determinata realtà. Giuntoli ha pensato che Motta fosse il tecnico giusto per la Juve: non è stato così. In vista della prossima stagione, il dt bianconero sta pensando a un allenatore dalle caratteristiche differenti, quasi opposte rispetto a Motta. Uno con grande esperienza ad alto livello, uno che ha già vinto in club importanti e gestito ambienti complessi: Mancini, Pioli, soprattutto Conte. Ma Conte era libero anche quando la Juve ha preso Motta, e lo ha lasciato al Napoli (lo stesso ha fatto il Milan, colpevolmente: un altro club che ha sbagliato le scelte). Se si liberasse dal club azzurro – sappiamo però quanto sia complicato – Antonio sarebbe sicuramente il più indicato per rilanciare la sfida bianconera. 

Napoli?s head coach Antonio Conte, Napoli?s Romelu Lukaku celebrates at goal for Napoli?s Giacomo Raspadori    during the Serie A soccer match between Napoli and Fiorentina  at the Diego Armando Maradona Stadium in Naples, southern italy - Sunday , March 09 , 2025. Sport - Soccer .  (Photo by Alessandro Garofalo/LaPresse)

il futuro

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In attesa di Conte, Mancini o Pioli, la Juve si è messa nelle mani di Tudor. Il croato parte con un punto a favore, almeno agli occhi dei tifosi: la juventinità. Ma questa non è garanzia di successi, né è scritto da nessuna parte che per vincere a Torino si debba avere un’estrazione bianconera. Non l’aveva Trapattoni, che era stato una bandiera del Milan. Non l’aveva Lippi, il quale durante la sua avventura a Torino raccontò: “Prima di firmare per la Juve sono andato sulla tomba di mio padre. Lui non la amava, e gli ho detto: ‘Scusami ma io ci vado, so che mi capirai'”. E non l’aveva nemmeno Allegri. Assieme hanno portato ai bianconeri sedici scudetti, sei il Trap e cinque a testa Marcello e Max: sono gli allenatori più vincenti nella storia della Juve. 

la missione di igor

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Tudor ha un compito: condurre la Juve in Champions. Per riuscirci non servono magie o invenzioni, né occorre mostrare i muscoli: è sufficiente il buon senso, perché l’organico dei bianconeri è superiore – con tutto il rispetto – a quello di ogni contendente, dal Bologna alla Lazio, dalla Roma alla Fiorentina fino al Milan, che peraltro è staccato di 5 punti. E anche il calendario è favorevole. Se Vlahovic, di gran lunga il miglior realizzatore della Juve anche in questa stagione maledetta, tornerà titolare anziché entrare quando si è sotto 0-3; se Koopmeiners, uno dei centrocampisti offensivi più brillanti delle ultime stagioni, smetterà di fare il falso centravanti o l’ala e sarà restituito al suo ruolo; se in mezzo alla difesa Veiga non sarà preferito a Gatti, il centrale più continuo e affidabile; se Cambiaso, rivelazione di inizio campionato, recupererà importanza una volta superati gli infortuni; ecco, se questi semplici accorgimenti, dettati solo dal buon senso, troveranno applicazione in campo, è difficile pensare che i bianconeri falliscano la qualificazione in Champions. 

(FILES) Marseille's Croatian head coach Igor Tudor looks on ahead of the French L1 football match between AC Ajaccio and Olympique Marseille (OM) at Stade Francois Coty in Ajaccio on the French Mediterranean Island of Corsica on June 3, 2023. Thiago Motta was sacked as Juventus coach on Sunday after less than one season in charge with former player Igor Tudor replacing him, the Italian giants announced on March 23, 2025. (Photo by Pascal POCHARD-CASABIANCA / AFP)

tempo e futuro

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Avrà Tudor il buon senso che occorre? Sarà misurato nelle scelte oppure entrerà nella Juve come un carrarmato, magari introducendo subito e per pochissime partite la sua amata difesa a tre mai utilizzata finora? La sua storia di allenatore è burrascosa: alti e bassi, risultati a volte buoni e scontri eclatanti. L’ultimo alla Lazio, dove ha provato a introdurre determinati principi – anche tattici – sovvertendo le basi poste da Sarri. Con Lotito ha rotto presto e se n’è andato dopo due mesi e mezzo. È il tempo che gli concede oggi la Juve per provare a guadagnarsi un futuro bianconero. Dovrà fare davvero qualcosa di speciale. Conte, Mancini e Pioli sono là in attesa, e sono già speciali.



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