Juve, dove gioca Koopmeiners con Tudor: l’analisi

allgossip9@gmail.com
4 Min Read

“Io sono un centrocampista, non un attaccante”, diceva alla Gazzetta l’olandese, che al primo anno in bianconero ha pagato la sua duttilità. Ora però c’è un approccio tecnico e di dialogo differente

Guendalina Galdi

Giornalista

Settantatré minuti in due partite negli Usa sono un segnale ma il 100% è ancora da raggiungere. Teun Koopmeiners dopo il 4-1 contro il Wydad, che ha lanciato lui e la Juve agli ottavi del Mondiale per club, ha esultato con l’emoticon di un muscolo ‘robotico’ ma RoboKoop è ancora una promessa al momento. “Questo torneo è una grande occasione per me”, ha detto alla Gazzetta con la sicurezza di chi sa che può (e deve) dimostrare quanto vale. L’operazione recupero-Koop è una di quelle missioni che Tudor ha nel taccuino delle criticità da risolvere e se ci riuscirà potrà aggiungere il nome dell’olandese alla lista dei rigenerati. L’occasione è ghiotta: Teun può diventare un vero e proprio nuovo acquisto per la Juve. Un anno dopo, è vero, ma guardando alla prossima stagione non esiste una Juve senza Koopmeiners e l’ottimismo non manca oltreoceano: “Di una cosa sono sicuro, il futuro sarà migliore. Vedrete, il prossimo anno andrà meglio”. 

“io sono un centrocampista”

—  

Ancora promesse. I numeri intanto dicono che nei 45 minuti che ha giocato contro il Wydad ha toccato appena 19 palloni, ha effettuato 12 passaggi positivi, poi 3 duelli, una palla recuperata e 5 palloni persi. È entrato all’inizio del secondo tempo al posto di McKennie in mediana e poi si è spostato più avanti negli ultimi 17 minuti, quando a centrocampo Tudor ha lanciato Locatelli per il finale di gara. Insomma, Koop è ancora un personaggio in cerca di ruolo o almeno di una posizione in campo ben definita. Tutta colpa della sua duttilità che l’ha portato a girare tanto per il campo con Motta e che alla fine più che una risorsa è diventata quasi una condanna. Un voto al sacrificio che in qualche modo l’ha spaesato e gli ha impedito di essere subito riferimento e centrale nel gioco juventino. I guai fisici hanno fatto il resto – l’infiammazione del tendine d’Achille è solo l’ultimo acciacco dal quale deve ancora riprendersi del tutto – ma ora conta solo il futuro.

Nel 3-4-2-1 tudoriano dice di trovarsi a suo agio: “Conosco bene questo sistema dai tempi dell’Atalanta. Adesso vengo impiegato un po’ più avanti, a Bergamo sono stato schierato anche nei due di centrocampo”. E poi la puntualizzazione: “Io sono un centrocampista, non un attaccante. Anche quando gioco in avanti interpreto il ruolo da mediano e non da numero nove o da punta esterna”. Più chiaro di così… Tudor prende nota, i due parlano tanto; l’hanno fatto alla Continassa alla ripresa degli allenamenti pre Mondiale e continuano a farlo negli Stati Uniti, lì dove sembra stia iniziando a indietreggiare rispetto a quanto visto sempre con Tudor ma in campionato. Continuità è quello che il croato potrà garantire al suo centrocampista, stabilità e più certezze tattiche è quello che si augura di ottenere l’olandese. Poi, certo: “Gioco ovunque pur di aiutare la squadra a vincere”. Ma questo era anche il motto della stagione scorsa. Il futuro dovrà dire altro.



Share This Article
Leave a Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *