Juve di Tudor: cosa va e cosa no dopo due partite

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La metamorfosi dei bianconeri rispetto alla gestione Motta è evidente, ma permangono alcuni difetti, soprattutto di “cattiveria”

Fabio Russo

Giornalista

Tutta un’altra Juve. I primi 180 minuti della gestione Tudor hanno mostrato una squadra trasformata rispetto alle 42 gare sotto la guida di Thiago Motta. Tanto compassata prima, quanto aggressiva e adrenalinica ora, la formazione bianconera continua però a mostrare limiti di concretezza già emersi in tutto il resto della stagione. Ma la metamorfosi è già evidente.

juve, cosa va nella gestione tudor

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Nei primi 180 minuti con Tudor in panchina, l’aspetto che è saltato più all’occhio è stato l’approccio di grande aggressività alle partite. La Juve sia contro il Genoa, che, soprattutto, contro la Roma, ha “morso” le partite fin dal primo minuto, cercando di schiacciare l’avversario nella propria trequarti difensiva. Caratteristica che, nel primo quarto d’ora della gara dell’Olimpico, ha raggiunto il suo climax, con una percentuale di possesso palla juventino dell’85,7%. Ma un possesso profondo, verticale, e non limitato all’altezza del centrocampo senza accelerare come avvenuto spesso nella precedente gestione. La squadra di Tudor ha mostrato una difesa molto alta e un gioco particolarmente offensivo con due difensori del terzetto (Kalulu e Kelly) che si buttavano spesso in profondità per riempire l’area. C’è un’immagine chiara di questo nuovo volto della squadra bianconera: quando il francese crossa nell’azione che porterà al gol di Locatelli, nell’area della Roma ci sono 6 giocatori juventini. Inoltre, molti calciatori appaiono rigenerati dalla cura Tudor: su tutti Yildiz, più nel vivo del gioco rispetto al “confino” a sinistra con l’italo-brasiliano e già decisivo col Genoa, e Nico Gonzalez. E, infine, la Juve non è apparsa disunirsi dopo aver subito il gol del pareggio di Shomurodov, come troppe volte, invece, era successo in passato dopo un episodio negativo.

cosa non va nella juve di tudor

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Certo, gli aspetti su cui lavorare sono ancora molti, a partire dalla necessità di trovare una produzione offensiva più continua ed efficace. Se si eccettua l’occasione colossale capitata a Weah nel finale della gara contro il Genoa, la Juve non è mai riuscita a concretizzare il suo dominio in occasioni: contro i rossoblù ha costruito 0,37 gol attesi (prima appunto della chance per il francese), contro la Roma 0,67. In pratica, avrebbe meritato di fare un gol in due partite: troppo poco. Tudor deve lavorare sulla cattiveria dei suoi attaccanti e centrocampisti offensivi. Altro tasto dolente: le palle inattive. Certo, due settimane scarse sono poche per invertire un trend, però anche sotto la gestione del croato la Juve è stata punita dagli avversari sugli sviluppi di un calcio piazzato. In stagione, sono già 7 (su 43) le reti subite in seguito ad angoli o punizioni e spesso nonostante i bianconeri fossero in superiorità numerica rispetto agli avversari. Infine, l’apporto dei subentrati (Weah e Conceiçao contro il Genoa, Koopmeiners, Kolo Muani e Cambiaso a Roma) è stato minimo o addirittura nullo (9 palloni toccati e 80% di duelli persi in 22 minuti per il francese). Ma, a conti fatti, per adesso va bene così. Per dirla con Tudor, la Juve è sulla strada giusta.



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