Juve, Conte e Gasperini dicono “no”: il commento della Gazzetta

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Le incertezze sul nuovo corso bianconero sono stati all’origine dei rifiuti di Conte e Gasperini: ora il club bianconero deve ricominciare da zero o quasi

Fabio Licari

Giornalista

I tempi sono cambiati, ma la Juve è sempre la Juve, una bella donna non abituata ai rifiuti in serie di questi giorni. Dopo Conte, Gasperini. Dopo il Napoli, la Roma, club con idee più chiare di quelle dei bianconeri oggi. Comprensibile, visto che la loro dirigenza è la stessa, mentre alla Juve un ribaltone improvviso ha cancellato Giuntoli e, di fatto, anche Tudor. Al croato era già stato comunicato l’addio, prima di rientrare nel gruppo dei possibili allenatori. Non poteva fare di più, ha rimesso in piedi una Juve alla deriva e conquistato un posto in Champions. Senza incantare, è vero, ma trovando almeno soluzioni di buon senso con giocatori non scelti, “trovati”. Non ha lo spessore di Conte, il numero uno, e non può permettersi l’autorevolezza di Gasp, ma ha la juventinità dentro e non ha mai fatto male in nessuno dei club in cui è stato chiamato, spesso d’urgenza. Le ultime mosse del club lo hanno un po’ delegittimato: se confermato, ipotesi non molto credibile oggi, sarebbe una seconda scelta. Scenario non ideale per una Juve che deve ricominciare da zero o quasi. 

la juve e una fase storica

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Questo è un momento storico per i bianconeri. Ricorda il 1976, il 1994 e il 2011. Dopo il crollo della Juve di Parola, con i tre ko di fila che regalarono lo scudetto al Torino, venne scelto Trapattoni, giovane, promettente ma non ancora top. Trap è uno dei mostri sacri del nostro calcio e il suo ciclo decennale è forse il più importante dell’epopea bianconera con quello di Lippi. Siamo appunto nel 1994: la Juve non vince da Trap, esclusa la doppia coppa (Italia e Uefa) di Zoff, e si rivolge a un altro allenatore di belle prospettive, Lippi. Tanti complimenti per Atalanta e Napoli, ma niente successi. Lippi ha vinto tutto in bianconero ed è stato ct campione del mondo. Altro crollo dopo il suo addio e, complice Calciopoli, la società deve riorganizzarsi totalmente nel 2011. Il nome è Conte, anche per lui tanto lavoro senza troppi riflettori. Con la squadra in mano, si apre un nuovo ciclo straordinario in “collaborazione” con Allegri che gli succede tre anni dopo. Tre rinascite e tre dirigenze diverse. La prima griffata Avvocato (più Boniperti), la seconda Dottore (con la triade Giraudo-Moggi-Bettega), la terza con Andrea Agnelli (e Marotta). Adesso al potere c’è lo sconosciuto, per noi, francese dal curriculum stellare, Damien Comolli, con Giorgio Chiellini al suo fianco. Non possono sbagliare. Se Tudor era in ritardo in classifica, loro sono un po’ indietro nella costruzione della nuova squadra. 

BERGAMO, ITALY - MAY 12: Gian Piero Gasperini, Head Coach of Atalanta, gestures to the fans at the end of the Serie A match between Atalanta and AS Roma at Gewiss Stadium on May 12, 2025 in Bergamo, Italy. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

i rifiuti di conte e gasperini alla juve: i motivi

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I “no” di Conte e Gasp sono arrivati dopo due colloqui che devono aver enfatizzato l’indecifrabilità del progetto. Quei due, senza idee chiare, possono permettersi di non prendere impegni. Peccato soprattutto per Gasp. Di Conte in bianconero, e della sua striscia vincente, si sa tutto. Vedere una Juve all’atalantina, guerriera, aggressiva, offensiva, sarebbe stato uno spettacolo bello e inedito. Le responsabilità sono condivise tra tutti i protagonisti dell’ultima stagione: doveva essere quella del rilancio, ha scavato un solco ancora più profondo nella crisi strutturale. Come in una grande azienda, ha pagato l’amministratore che ha fallito: Giuntoli. Sul mercato recente (vedi le cifre per Kelly) e passato (Nico pagato come un top), e su certe vendite all’ingrosso (Hujsen, Soulé) non ci sono alibi. Ma ora non diamogli tutte le colpe su Thiago Motta e Koopmeiners: qualcuno aveva espresso dubbi sul tecnico del futuro e sullo scatenato olandese un anno fa? Mentre l’Inter si gioca la Champions a Monaco di Baviera, la Juve deve giocarsi il futuro alla scrivania, definendo un progetto forte e anche sostenibile per un bilancio comunque meno ricco degli ultimi anni. Servono obiettivi chiari (Tonali, Ederson, Osimhen o David, un difensore sinistro che sarebbe stato Calafiori senza la lite per Motta col Bologna). E serve un tecnico. Forse subito al posto di Tudor, se fosse scelto prima del Mondiale, con tante scuse al croato che non meritava questo epilogo: non avrebbe però senso perdere altro tempo. Ma chi? Trap, Lippi e Conte erano emergenti. Identikit che corrisponde a Fabregas, a De Zerbi, a Farioli forse, un po’ meno ai soliti noti di cui si parla da un po’, tipo Pioli e Mancini. L’alternativa? Il supertop, Guardiola che lascia il City e vuole sperimentare l’Italia, oppure Zidane che però è stato mostruoso con un Real Madrid da ricostruire mentalmente, non tecnicamente. Quale sia la scelta, va fatta velocemente. Perché anche l’Inter, campione d’Europa o meno, da domani potrebbe essere alla ricerca di un nuovo tecnico. E il terzo sorpasso di fila, dopo quelli di Napoli e Roma, farebbe tanto male.



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