La manovra che ha sbloccato la sfida contro i marocchini ha coinvolto 10 giocatori ed è durata un minuto e mezzo: i bianconeri non giocano solo in verticale, insomma
Un minuto e 32 secondi di possesso palla e (auto)gol dopo 25 passaggi consecutivi e 26 tocchi complessivi del pallone. Chi credeva che la Juve di Tudor sarebbe stata soltanto carattere, aggressività e verticalizzazioni è stato smentito dall’azione che ha portato alla rete del momentaneo 1-0 contro il Wydad Casablanca. Certo, il livello e l’atteggiamento degli avversari hanno aiutato. Quella bianconera è stata comunque una manovra lunga, a ritmo non certamente altissimo, ma insistita, che è partita dal rinvio di Di Gregorio con le mani per Kalulu, ha coinvolto 10 giocatori (tutti hanno toccato almeno una volta il pallone escluso Kolo Muani) e ha portato Yildiz alla conclusione in diagonale deviata da Boutouil nella propria porta. E poco importa se la Fifa ha poi tolto la paternità del gol al numero 10 juventino.
i gol dopo più passaggi consecutivi della juve
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Di Gregorio-Kalulu-McKennie-Savona-Kelly-Savona-Kalulu-Savona-Conceiçao-Kelly-Cambiaso-Savona-Thuram-Savona-Kalulu-Costa-McKennie-Kalulu-Thuram-Kelly-Cambiaso-Savona-Cambiaso-Yildiz-Thuram-Yildiz la sequenza completa dei 26 tocchi di palla dei giocatori della Juve, che hanno spostato più volte il fronte d’attacco da una parte all’altra del campo, prima di trovare l’accelerata giusta grazie al taglio verso il centro del numero 27 e l’uno-due in area tra il centrocampista francese e il fantasista turco. Non si tratta comunque di un record per la Juve: quello resta il gol segnato da Emre Can al Chievo nel gennaio del 2019, arrivato al termine di una serie di 28 passaggi di fila e 29 tocchi totali.
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come gioca la juve di tudor
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La rete segnata contro i marocchini è il manifesto di una nuova filosofia di gioco su cui Tudor ha lavorato nei suoi tre mesi esatti alla guida della Juve. Partito con la necessità di “badare al sodo” per conquistare la qualificazione alla Champions League, il tecnico croato aveva puntato inizialmente su pressing alto e transizioni veloci. Testimonianza ne era stato il primo gol della sua gestione, quello segnato da Yildiz contro il Genoa, nato da una rimessa laterale battuta velocemente che aveva permesso al turco di sorprendere la difesa di Vieira. Già una settimana più tardi, però, a Roma contro la squadra di Ranieri, sebbene per un tempo limitato, si era visto quanto poi è stato sublimato in questi primi 180 minuti del Mondiale per club: una Juve capace di fare possesso nella metà campo avversaria, con i due centrali esterni della difesa a 3 capaci di spingere come terzini, gli scambi di posizione tra i laterali di fascia e i trequartisti e la capacità di dialogare nello stretto. Se tutto ciò negli Usa sia stato favorito dal valore e dall’atteggiamento dei primi avversari lo scopriremo a Orlando: al Manchester City (che Thiago Motta a dicembre batté con una gara accorta e di ripartenza) la sentenza.
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