Il portoghese, alla prima da titolare, all’Olimpico ha mostrato le qualità che avevano spinto Giuntoli a gennaio a versare 12,5 milioni al Vitoria Guimaraes. Ora si attende la conferma con l’Udinese
Una “bella sorpresa”. Così è stato definito nelle nostre pagelle di Lazio-Juve l’esterno destro bianconero Alberto Costa, che, quasi 4 mesi dopo l’arrivo a Torino, all’Olimpico ha finalmente trovato la sua prima presenza da titolare in Serie A. Una prova inaspettata, la sua, perché fino alle 18 di sabato scorso, l’ex Vitoria Guimaraes, era apparso più che altro un oggetto misterioso.
chi è alberto costa della juve
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Il suo percorso alla Juve è stato inversamente proporzionale all’impatto con il calcio professionistico. Nato nel 2003 nell’area metropolitana di Porto, svezzato nel settore giovanile del Vitoria dall’età di 11 anni, aveva esordito tra i professionisti poco più di un anno fa (ad aprile 2024 contro lo Sporting Lisbona) e poi, pur giocando con continuità solo a partire da ottobre, si era meritato in un paio di mesi il passaggio alla Juventus per 12,5 milioni di euro più bonus. Una “giuntolata” in piena regola, forte di ottime referenze e con tanto di paragoni con l’illustre connazionale Cancelo (dal suo ex allenatore a Guimaraes, Alvaro Pacheco) o con Dodo della Fiorentina.
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alberto costa alla juve, i numeri
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L’ambientamento alla Continassa, però, non è stato immediato: Alberto Oliveira Baio (all’anagrafe è stato registrato così, “Costa” lo ha voluto scegliere poi, in omaggio al patrigno che lo ha cresciuto) è stato subito escluso dalla lista per la Champions (Thiago Motta aveva privilegiato i più funzionali Kelly, Veiga e Kolo Muani) e ha giocato i primi minuti in bianconero soltanto a fine febbraio (6, contro l’Empoli in Coppa Italia). Dopo tre mezz’ore consecutive da subentrato contro Verona, Atalanta e Fiorentina nelle ultime sfide della gestione dell’italo-brasiliano, con l’arrivo di Tudor in panchina la storia si ripete: Costa gioca i primi minuti (4, a Parma) alla quarta gara del croato, poi piano piano, complice l’emergenza infortuni, trova continuità. E se a Bologna ha sulla coscienza l’errore a pochi metri dalla porta che poteva dare alla Juve il vantaggio, a Roma eccolo finalmente mostrare le sue migliori qualità: solidità (grazie al suo metro e 86), intraprendenza offensiva, dribbling (2 su 3 riusciti), capacità di vincere duelli con i diretti avversari (7 su 7) e di andare al tiro (suo l’unico in porta dei bianconeri nel primo tempo). Ora, contro l’Udinese, la “bella sorpresa” attende di diventare una “bella conferma”.
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