Johnson Righeira: “Vi spiego il mio amore per l’Union Saint-Gilloise”

ALL calcio
5 Min Read

Prima della partita con la Roma ha cantato, ma questa volta “niente live, solo tifo”. E sulla sua hit immortale: “Il club ha deciso di metterla ad ogni gol, è emozionante”. Tifa da sempre per la Juve: “No comment sulla situazione attuale…”

Dal nostro inviato Filippo Conticello

Chi è quel signore italiano che brinda qui nella brasserie vicino all’antico stadio “Joseph Marien”, gioiellino Art Déco immerso nel Parc Duden, prima cintura a sud di Bruxelles? Quello con occhiali da sole, sciarpa gialloblù avvitata al collo e svariati milioni di dischi venduti nel pianeta? Dice di essere un umile appassionato di calcio, con una precisa caratteristica: “Tifo solo squadre nate il 1° novembre 1897, la Juventus – perché resto gobbo marcio – e l’Union Saint-Gilloise, la squadra che mi ha rapito il cuore tredici anni fa”, racconta Stefano Righi. Lui, Johnson Righeira, oggi 65enne e metà di una band senza tempo che ha marchiato a fuoco gli anni Ottanta. È venuto qui, come spesso capita, per seguire il “suo” Union: “Potevo mai perdermi una partita di Champions contro l’Inter, che è una sfida doppia per me?”.

Johnson, ma da dove nasce questa passione?

“È una storia che inizia tredici anni fa. Mi trovavo a Bruxelles per una serata con amici e avevo voglia di vedere una partita di calcio. Tutto qui. In quei giorni non c’erano altre gare, solo una: quella dell’Union Saint-Gilloise. Non conoscevo nemmeno il nome della squadra, mi avevano detto che era un club storico, romantico, che moltissimi anni prima aveva giocato l’ultima partita di Coppa proprio contro la Juventus e poi era precipitato giù. Mi hanno portato nello stadietto qui accanto ed è stato amore a prima vista…”

“C’era quell’atmosfera d’altri tempi che in Italia non trovo più: il calcio vero, popolare, umile, che unisce le persone, come quando la musica ti fa ballare. Nessuna esasperazione, nessun atteggiamento da star. Solo tifosi felici di esserci. Mi sembrava di tornare bambino”.

Ma da lì come è diventato un tifoso così appassionato?

“Ho deciso subito che sarei tornato, ogni volta mi è piaciuto di più, e adesso ne vedo almeno cinque l’anno. Ovviamente, c’ero anche per la promozione in prima divisione e per la vittoria del campionato l’anno scorso. All’inizio nessuno sapeva chi fossi, poi si è sparsa la voce: ‘Quello è l’italiano di Vamos a la Playa!’. La stampa locale e i social hanno iniziato a parlarne, e da lì l’amore, reciproco, è cresciuto”.

Al punto che Vamos a la Playa, è diventato quasi un inno.

“Prima i tifosi, gli Union Bhoys (si scrive così, come quelli del Celtic) mi hanno dedicato uno striscione, poi il club ha deciso di mettere la canzone ad ogni gol. Sentirla in uno stadio belga, tra migliaia di persone, faceva strano, ora mi sono abituato, ma ogni volta è emozionante. Non è però l’inno del club, quello esiste, è molto antico e lo rispetto tantissimo”.

Ma canterà pure stasera come ha fatto contro la Roma?

“Con la Roma è stato fantastico, ma stasera no: niente live, solo tifo. Peccato solo che non giochiamo nel nostro stadio che non è omologato per la Uefa, in quello dell’Anderlecht non ci può essere la stessa atmosfera: la semplicità e la vicinanza con la gente è l’essenza dell’Union”.

Ha condiviso questa passione con altri italiani?

“Certo, esiste un fan club di cui faccio parte, la chat impazzisce in questi giorni. Ci sono tanti italiani che lavorano a Bruxelles, ma anche persone che abitano altrove e che hanno capito lo spirito della squadra. In generale, l’Union piace a chi apprezza il calcio vero. Tra le altre cose, adesso è un club anche molto moderno. Applica gli algoritmi molto meglio di tante squadre famose della serie A. Compra e vende bene, al punto che è difficile quasi stare dietro alla rosa…”.

E dei giocatori rimasti, chi le piace in particolare?

“Mi piace Kevin Mac Allister, il fratello del campione del mondo del Liverpool, un argentino sanguigno. Poi il nostro Promise David è quello buono: è attaccante come Jonathan della Juventus, ma segna…”.

A proposito, della sua altra Signora che dice?

“No comment, direi che basta, no?”.



Share This Article
Leave a Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *