Jashari, dal Bruges verso il Milan

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Cresciuto nel Lucerna, al Bruges dall’estate scorsa, lo svizzero è sempre più vicino ai rossoneri. Fino a 14 anni fa cantava i cori a San Siro nelle notti di Champions

Francesco Albanesi

Se a otto anni era in cima al terzo anello di San Siro con una sciarpa rossonera al collo, a 22 Ardon Jashari spera di trovarsi una cinquantina di metri più in basso, con maglia e pantaloncini addosso, magari mentre serve un assist per Leao in un derby, con il suo mancino raffinato. L’ultima idea del Milan per rinforzare la mediana è un classe 2002, di proprietà del Bruges, che fino a 14 anni fa cantava con la Curva Sud nelle grandi notti di Champions. 

il sogno san siro

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Jashari è uno di quei ragazzi che custodisce i sogni dentro scrigni pieni di speranze. Vive la vita con la serenità di chi si pone obiettivi e li realizza. Uno di questi era giocare a San Siro, e lo scorso 22 ottobre ci è riuscito… da avversario: Milan-Bruges 3-1. Per Jashari, un’ammonizione dopo poco più di venti minuti e una clamorosa auto-traversa su calcio d’angolo, frutto di una svirgolata che ha rischiato di trasformarsi in autogol. Insomma, non proprio la migliore delle presentazioni al pubblico del Meazza. Anche se, va detto, la partita per i belgi si era già messa in salita con l’espulsione di Onyedika al 40’, compagno di reparto dello svizzero con la maglia numero 30. In patria Ardon lo chiamano “il nuovo Xhaka”, anche lui da tempo nel mirino dei rossoneri. 

Club's Ardon Club's Swiss midfielder #30 Ardon Jashari in action during the Belgian Pro League Champions' Play-off match between between Club Brugge and KAA Gent at the Jan Breydel Stadium in Brugge on May 1, 2025. (Photo by KURT DESPLENTER / Belga / AFP) / Belgium OUT

origini

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Jashari è nato in Svizzera da genitori albanesi, a loro volta originari della Macedonia. Suo cugino Lindon gioca in Croazia, nel Rijeka, e si racconta che da bambini passassero i pomeriggi ad affinare la tecnica nel cortile di casa. Cresciuto nel Lucerna, dove è rimasto per nove anni fino al debutto in prima squadra, Ardon si è trasferito al Bruges la scorsa estate per 6 milioni di euro, diventando subito un punto fermo del centrocampo belga. Un exploit che gli è valso, lo scorso gennaio, il prolungamento del contratto fino al 2029. Dietro ai 40 milioni chiesti dal Bruges per cederlo – a fronte dei 30 messi sul piatto finora dal Milan, bonus compresi – c’è anche questo: la rapida ascesa del ragazzo, ma anche la fama del club di Bruges, una vera e propria bottega d’oro. Il Diavolo lo sa bene: basti pensare a De Ketelaere, acquistato tre estati fa per 35 milioni dopo un lungo tira e molla. Quanto alla Nazionale, Jashari conta appena quattro presenze con la Svizzera, tra cui una convocazione al Mondiale 2022 in Qatar, dove ha racimolato un paio di minuti negli ottavi di finale persi 6-1 contro il Portogallo. 

ruolo e numeri

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Con l’addio di Reijnders, al Milan servono qualità e capacità di impostare il gioco a centrocampo. Jashari può agire sia da mediano davanti alla difesa che da mezz’ala: un jolly prezioso per Allegri. Il suo Milan, il prossimo anno, dovrebbe schierarsi principalmente con un centrocampo a tre, anche se lo svizzero si è affermato al Bruges come regista in una mediana a due, pur non essendo particolarmente strutturato fisicamente (1 metro e 81). I numeri, però, parlano per lui: 4 gol e 6 assist in 52 presenze nella scorsa stagione. Uno stakanovista. Finora non ha mai subito gravi infortuni. E la personalità non gli manca: tre stagioni fa, a neanche 20 anni, portava già la fascia da capitano al Lucerna. Fuori dal campo, si diverte con il padel ed è ambassador di due brand: uno di gioielli (“Giberg”) e l’altro di mate (“Puerto Mate”). Nel novembre 2011 Jashari assisteva alla prodezza di Boateng e alla classe di Messi in quel Milan-Barcellona 2-3. Quattordici anni dopo, potrebbe essere lui a far cantare la Curva Sud. Anche se, per la Champions, dovrà ancora aspettare…



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