Italia donne e il miracolo di Soncin, il commento di Ravelli sulla Gazzetta

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Soncin sta portando avanti un’opera di rinnovamento, ma il calcio femminile italiano è ancora in mezzo al guado. Nel 2019 la Nazionale arrivò ai quarti dei Mondiali, poi però…

Arianna Ravelli

Giornalista

Nel 2023 The Athletic ci definisce la delusione più grande del Mondiale. Ieri il Guardian ha dedicato una pagina a Cristiana Girelli, definendola iconica, e le tv straniere, dalla Germania alla Norvegia, si sono affrettate per chiedere interviste alle azzurre.

popolarità

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Una popolarità impensabile per molte delle ragazze che hanno iniziato a giocare quando il calcio femminile era dilettantistico (Giuliani, per dire, ha lavorato come panettiera e operaia). Ora che nei negozi si può comprare la Barbie di Sara Gama, ora che su RaiUno è andata in onda in prima serata la linguaccia di Bonansea in faccia alle strafavorite inglesi, ora che per 120’ abbiamo sognato di tornare in finale dopo 28 anni (beffate da un gol al 96’ e da un rigore molto discutibile alla fine dei supplementari), possiamo dire che è cambiato il mondo. Adesso, una bambina che vuole iniziare a divertirsi con il calcio ha dei modelli di riferimento, sa a chi guardare. Sa che non solo è possibile ma che può diventare una storia di successo, non intaccata dalle lacrime versate ieri. Oggi qualche giocatrice sta andando all’estero in campionati importanti: Arianna Caruso ha vinto campionato e coppa con il Bayern, Sofia Cantore è stata la prima addirittura ad andare in America (Washington Spirit).

risultati

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Fare il gioco delle differenze e dei confronti è sempre sbagliato (lo è anche e soprattutto quando si legge il gioco con gli occhi del calcio maschile) ma sono atlete che hanno abitudini del tutto diverse dai ragazzi: zero Playstation, zero cellulare a tavola, grandi tornei a ping pong e a biliardino, tante partite a carte. Molte sul pullman addirittura leggono, abitudine presa ai tempi della scorsa ct Milena Bertolini. Ma come siamo passati dall’essere la delusione del Mondiale 2023 a questo percorso scintillante all’Europeo, interrotto tra le polemiche solo a un soffio dalla finale? Molti meriti vanno dati al ct Andrea Soncin, che ha saputo entrare con delicatezza in un mondo che non aveva mai frequentato (veniva dalle Giovanili del Venezia), accettando una panchina che era stata rifiutata da tutti gli allenatori contattati prima di lui dalla Federcalcio, che aveva deciso di puntare su un ct uomo. L’unico che è arrivato con la voglia, la curiosità e l’umiltà giuste è stato Soncin: impresa non facile, perché lo scetticismo era diffuso, l’ambiente era prevenuto, ma ha trovato gli argomenti per conquistarlo. Girelli (che ci ha salvato segnando al 90’ con la Norvegia) dice che ha un animo sensibile, di sicuro le ragazze si butterebbero nel fuoco per lui. Soncin si è molto appoggiato alla sua vice Viviana Schiavi (in potenza una ct ideale): ed è dalle idee del primo unite alla conoscenza della seconda, è da questa accoppiata che è nato il piccolo miracolo dell’Italia. L’Europeo non arriva per caso, ma dopo tanti buoni risultati in Nations League e belle figure nelle amichevoli.

andare avanti

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Va detto che nel disastroso Mondiale 2023, l’ex ct Milena Bertolini aveva avviato il ricambio generazionale, anche se forse i tempi erano ancora acerbi: a lei, un po’ come a Spalletti con Totti, era stato accollato il compito gravoso di sostituire un monumento come Sara Gama, una scelta presa male da tutte le veterane e che aveva finito per guastare lo spirito nel gruppo. Soncin si è trovato a metà del guado, con le ragazze animate dall’orgoglio di dimostrare che non erano certo così scarse, e le veterane, Girelli, Bonansea, Giuliani, ancora lì. Il rinnovamento, infatti, è ancora in corso: i vivai sono quelli che sono, l’obiettivo è arrivare a 50mila tesserate entro fine stagione, ma sono numeri molto lontani dalle nazioni del Nord Europa o della stessa Inghilterra che riempie gli stadi tutte le domeniche. La nuova Italia ancora non c’è. Il professionismo, che nel 2022 ha riconosciuto sacrosanti diritti di base (dalla maternità alla malattia), ancora non si può reggere sulle sue gambe: il calcio delle donne ha avuto bisogno della proroga del fondo per il professionismo negli sport femminili, che consente di poter contare su un finanziamento di 4 milioni per il 2025. Insomma, la vera sfida adesso è questa: impedire che finisca come dopo i famosi quarti conquistati al Mondiale 2019, quando anche allora l’Italia si era innamorata delle sue calciatrici e che il salto di qualità sia ancora rimandato. Queste ragazze non se lo meritano.



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