Inzaghi-Al Hilal, tutto deciso prima di Inter-Psg: club irritato

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Le parole del Ceo del club arabo (“Era tutto fatto prima di Monaco”) suscitano la rabbia del club nerazzurro

Gregorio Spigno

Giornalista

In palio non c’era solo la Champions League, la gloria, la storia. Ma pure la faccia. Quella che l’Inter ha rischiato di perdere insieme alla finale contro il Psg da cui è uscita con le ossa rotte. Come Simone Inzaghi dopo la conferma ufficiale che sì, il suo trasferimento in Arabia Saudita era “apparecchiato” già da tempo, ben prima del 31 maggio scorso. Circostanza che oggi lascia l’Inter alquanto irritata. 

Del resto, era già stato un segnale piuttosto forte girare il video di presentazione con l’Al-Hilal con la telecronaca di un gol del fratello Pippo in sottofondo a poche ore di distanza dal colloquio sul futuro con Marotta e Ausilio. L’ex tecnico nerazzurro avrebbe potuto dire addio da grandissimo. Un colpo di teatro come quello di Mourinho nel 2010: con la conquista della coppa più prestigiosa di tutte, iscrivendo il proprio nome per sempre nella storia del club e del calcio in generale, alzando nettamente il proprio status da allenatore e non meno importante salendo sull’Olimpo dei migliori tecnici nerazzurri di sempre. 

Chi si sarebbe permesso di criticare Inzaghi, se avesse accettato i soldi arabi dopo aver riportato la Champions a Milano 15 anni dopo l’ultima volta e conducendo l’Inter in cima al mondo? Mou fece esattamente così – per accettare il Real Madrid, non l’Al-Hilal… – e oggi è ancora al centro del cuore degli interisti. Invece la missione di Monaco di Baviera si è rapidamente trasformata in una Caporetto. Lautaro, Bastoni e compagni continuano a ripetere che “non riescono a spiegarsi il motivo di quel crollo”. Eppure, a risentire le parole di Esteve Calzada, Ceo dell’Al-Hilal che alla Bbc ha confermato che l’accordo tra Simone e il club saudita fosse stato raggiunto ben prima della finale, forse una spiegazione a quella disastrosa prestazione viene fuori.

chissà

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Punto di partenza: sapere come sarebbe andata la finale di Monaco se la testa di Inzaghi fosse stata completamente libera da condizionamenti esterni non è possibile. Punto numero due: è altrettanto impossibile affermarlo con la stessa certezza del primo punto, ma appare davvero difficile immaginarsi l’Inter crollare in quel modo se l’attenzione del proprio allenatore fosse stata totalmente rivolta solo alla finale. Soprattutto considerando il cammino epico avuto fino a lì. Il 4-3 al Barcellona, il gol di Frattesi all’Allianz Arena, un percorso iniziale quasi perfetto. Di sicuro c’è che le parole dell’amministratore delegato dell’Al-Hilal (testuale: “Era già tutto deciso ma non era stato firmato prima della finale”) hanno fatto infuriare non solo i tifosi nerazzurri, ma l’Inter tutta. Perché arrivare all’appuntamento con la storia condizionati da proposte esterne (che più che “proposte” forse è più corretto definire accordi) non può non aver condizionato. 

E in qualche modo la società si è sentita presa in giro perché per Inzaghi il rinnovo sarebbe stato solamente da siglare e anche al momento dell’addio il presidente Marotta ha parlato di “scelta consensuale”, ringraziando l’allenatore con parole sentite per il lavoro fatto in nerazzurro. Adesso invece, dopo l’uscita di Calzada, emergono domande, dubbi, sospetti. Da quanto Inzaghi era in parola con i sauditi? Aveva comunicato alla squadra già prima della finale che dopo Monaco avrebbe detto addio all’Inter? Fosse vero, risulterebbe grave aver insinuato nella testa della squadra pensieri extra-Psg. A maggior ragione se davvero avesse tentato Barella e Bastoni (che alla Saudi Pro League non hanno mai aperto non solo una porta, ma neppure una finestrella) con proposte milionarie come la sua, tanto da spingere la dirigenza nerazzurra a stringere una sorta di patto di non belligeranza per non farseli portare via? Domande e dubbi a cui sarà difficile dare risposte certe. Come certa è la rabbia dell’Inter.



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