Il tecnico più giovane della Serie A dal 1939 si racconta in una lunga intervista al Guardian: la scuola Juve, l’addio doloroso all’Arsenal e la missione salvezza in Emilia tra pragmatismo e filosofia
Da Palma a Parma. Con una lunga sosta a Londra dove sotto l’occhio vigile di Mikel Arteta è passato da curioso e diligente principiante nello staff tecnico dell’Arsenal a promessa della panchina, così tanto che gli emiliani la scorsa estate lo hanno trasformato nel più giovane allenatore della Serie A dal 1939 nonostante dovesse ancora compiere 30 anni. “Lasciare l’Arsenal è stata probabilmente la decisione più difficile della mia vita, ma ho sentito da subito un grande feeling col Parma”, ha raccontato Carlos Cuesta al Guardian, a cui ha concesso una lunga intervista sei mesi dentro la sua prima esperienza in carriera da allenatore.
Parma
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“È un club storico e incredibile – dice Cuesta del Parma -. Si percepisce il successo che ha avuto in passato, ma anche gli alti e bassi degli ultimi anni. In questo momento, stiamo cercando di costruire la nostra strada, di scrivere i capitoli della nostra storia”. È una storia che passa anche per due concetti chiave: pragmatismo e adattamento. “Ogni allenatore ha le sue idee di gioco, ma penso che sia anche fondamentale avere la flessibilità di capire il contesto in cui ti trovi – spiega Cuesta, la cui giornata tipo comincia all’alba e finisce a tarda sera, includendo tante ore a Collecchio -. Non è sempre possibile fare quello che vuoi, ma devi capire come riuscire a fare sempre quello che serve. Ci sono momenti in cui quello che ti piace è necessario o possibile, ma molti altri in cui il tuo compito è massimizzare le risorse che hai a tua disposizione e cercare di fare del tuo meglio. È per questo che sono convinto che più cose impari e più sei capace di convincere i giocatori a fare certe cose, meglio sei come allenatore. E io ho cercato di imparare da tanti”.
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Maestro
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Uno su tutti è Arteta, l’ultimo maestro di una formazione che Cuesta ha cominciato quando aveva 15 anni, invitato dai suoi stessi allenatori a guidare i giovani del Santa Catalina, il piccolo club di Mallorca di cui la madre gestiva la caffetteria in cui lui passava quasi tutto il suo tempo. I 10 anni successivi sono un percorso di apprendimento e maturazione, che comprende lavori con l’Atletico Madrid e due stagioni con la Juventus, con Under 17 e Under 23. “Se l’Atletico per me è stato come andare all’università, la Juve è stata come prendere un master – ha raccontato -. È stata un’esperienza incredibile, dove ho imparato cose come l’attenzione alla tattica e agli aspetti difensivi del gioco”. Quell’esperienza gli ha permesso di entrare nello staff di Arteta pochi mesi dopo l’arrivo del tecnico all’Arsenal nel dicembre 2019: Cuesta, nonostante la giovane età, è diventato un apprezzato componente dello staff, uno con l’etichetta del predestinato. Uno che continua ad imparare, dall’ossessione per il lavoro sul campo e da libri come “Tao Te Ching” o “Sacred Hoops”, scritto dal leggendario tecnico Nba Phil Jackson. Parma è la sua occasione di dimostrare di essere un allenatore di alto livello come tutti i grandi maestri che ha avuto: finora la squadra, la terza più giovane dei campionati top in Europa, procede tra alti e bassi, 17ª e in piena lotta salvezza, come da obiettivo di inizio stagione. L’ennesima esperienza formativa di un allenatore che vuole essere più di una semplice promessa.
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