Intervista Carboni: “Questo Bologna un’orchestra. Italiano direttore, Orsolini simbolo”

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Il cantautore tifoso rossoblu racconta la sua felicità dopo la vittoria in finale contro il Milan: “Non avrei mai creduto a un’annata del genere dopo tutte quelle cessioni. Questo gruppo è un’orchestra”

Matteo Dalla Vite

Giornalista

“Uno sbarco sulla Luna. Sembra quasi di essere atterrati lì, sì…”. Luca Carboni lo sa e lo sente: che una notte così è una notte sognata nemmeno nei sogni più belli. “Guardi: io anche solo per la finale mi sentivo già sulla Luna, a vincerla figuriamoci. In un colpo solo si sono nuovamente allineati i pianeti. E dopo la qualificazione in Champions dell’anno scorso sembrava impossibile”.

Lei era all’Olimpico. E…? 

“E con me, Cesare (Cremonini, ndr) e Gianni (Morandi, ndr), è come se ci fosse stato anche Andrea (Mingardi, ndr), che è rimasto in città e che assieme a noi canta l’inno del Bologna, e poi Lucio. Lucio Dalla sì. E non solo perché a un certo punto si è sentita “Caro amico ti scrivo”; ma perché… riascoltate “La sera dei miracoli”, i vicoli di Roma, il “si muove la città” che è stato lo slogan di Bologna nella Capitale con oltre trentamila persone: il brano sembrava pensato e composto ieri e non negli Anni 80. Lucio aveva previsto tutto”. 

Ci credeva a una annata così? 

“No, lo ammetto. E come me credo anche molti bolognesi. Saluti Zirkzee, Calafiori, Saelemaekers, cambi allenatore, vivi otto gare di Champions: pensi a una stagione normale, dura. Invece no. Tutte le cose si sono incastrate: Italiano ha sbagliato praticamente nulla, la finale è stata perfetta, Castro si è dimostrato un gran centravanti, Ferguson l’hai avuto per metà stagione e insomma i famosi pianeti allineati ecco…”. 

Le va di scegliere una figurina su tutti? 

“Dura eh. Così d’acchito mi vien da pensare a Orsolini che nonostante anche tante panchine ha fatto una stagione da record, ma in assoluto mi piace applaudire tutta l’orchestra e in special modo il direttore d’orchestra, Italiano. Se dobbiamo trovarne uno, il simbolo è lui”. 

Saputo ha mantenuto la promessa: in dieci anni Europa e un trofeo. 

“Bravi tutti. È stato creato un club con una organizzazione precisa e… sostenibile. Sostenibile sì, quindi basata sul saperci fare e sull’intelligenza nel fare. Nella gestione e nel creare la squadra che, è evidente, ha valori forti, sani, oltre che calcistici. E mi faccia dire: dentro questo inizio di percorso io ci metto pure Sinisa, va sempre ricordato”. 

In “Silvia lo sai” lei cantava e canta “La maglia del Bologna 7 giorni su 7”: messaggio chiaro. 

“Io da piccolo il Bologna lo vedevo e lo sognavo da lontano. Il mio papà era tifoso ma non andavamo allo stadio. Così io ritagliavo le foto dei giocatori, di Savoldi soprattutto, e facevo il mio album del Bologna, i miei fumetti, il mio film. Ho anche giocato: avevo la maglia del portiere o sempre quella di Savoldi. Poi negli anni allo stadio ci sono andato eccome, mi ha tenuto compagnia in momenti belli e meno, ho seguito sempre tutto”. 

E nel brano “Bologna è una regola” cosa c’è del Bologna? 

“Da quando ho scritto “Silvia lo sai” il mio numero è diventato il 7 sulla maglia del Bologna. La regola si innesta, in questo caso, per ciò di cui parlavamo prima: il saperci fare con oculatezza e competenza, avendo vinto una Coppa che forse sarà una cosa rara o unica, aver unito i risultati a quella sostenibilità che al giorno d’oggi è necessaria”. 

“Oh, io credo ancora nella Champions: pensa che annata viene fuori… Ora, comunque, va fatto un abbraccio gigante alla città: ma ha visto in quanti eravamo? E che partita? Che passione? Questa è Bologna”. 

Una regola, nemmeno dirlo… 

“Proprio e sempre così. Con dentro un’emozione immensa”.



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