Inter, tutto in un mese. Sette partite per confermarsi grande

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Dalle sfide con Napoli e Atalanta in Serie A, alla Lazio in Coppa e al Feyenoord in Europa

Giornalista

Tutta la verità, nient’altro che la verità. Il mese che disegna il futuro dell’Inter comincia stasera contro il Genoa e finisce il 16 marzo ospitando l’Atalanta. Una striscia incredibile, sette partite in ventitré giorni, alla ragguardevole media di una ogni ottanta ore. Per i titolari fissi — e con Inzaghi non sono pochi — tra pasti, riposo, bagni e massaggi non esisterà altro Dio al di fuori del pallone. Sette partite che possono lanciare, o uccidere sul più bello, tre tornei al bivio cruciale. Il campionato prevede la doppia sfida con Napoli e Atalanta, le due teoriche concorrenti per lo scudetto, oltre a Genoa e Monza. Tra un mese la classifica avrà sicuramente un aspetto diverso, chissà se definitivo. In Coppa Italia c’è il quarto di finale contro la Lazio, travolta già 6-0 a Roma ma in corsa per un posto in Champions e per il titolo di squadra più bella dell’anno: vincere significa trovare il Milan nella doppia semifinale, quarto e quinto derby stagionale, e finora i nerazzurri non ne hanno vinto uno. Infine, la Champions e quel Feyenoord che a San Siro sa come si fa: è stata vera gloria o il Milan ha dato una bella mano? Superare gli olandesi significa insinuarsi in quella parte di tabellone che promette una tra Bayern e Leverkusen e dopo, probabilmente, il Barcellona.

tabellone

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Detto che di facile non c’è più niente in questa Champions, aver evitato Liverpool e Real Madrid, al momento le più temibili, e poter giocare in casa tutte le partite di ritorno, è un primo vantaggio. Inter alla battuta, vediamo come rispondono oltre la rete. Ecco il punto: che battuta sarà? Alla Berrettini, un martello, o dal basso, magari un po’ arrogante come l’ultima Inter, parole di Mkhitaryan, di quelle che i rispondenti spesso trasformano in vincente a loro favore? Al momento l’Inter sfugge alle vecchie classificazioni. I dati aggregati sono positivi: secondo posto in Serie A a -2 dal Napoli, unica italiana sopravvissuta in Champions dopo essere stata l’unica nel G8, e ancora dentro la Coppa Italia che ha eliminato le favorite tranne il Milan, con la Juve impegnata contro l’Empoli. La Supercoppa è sfuggita di mano in un finale folle, e ci può stare, però rischia di essere la cartina al tornasole della stagione. La ferocia, la concentrazione totale, lo spostamento d’aria che l’Inter scatenava avanzando in blocco verso il gol, con verticalizzazioni di palla e schieramento, non sono come prima. L’Inter s’è normalizzata, è discontinua. Qualcosa s’è rotto, forse è riparabile. L’anno scorso la superiorità dei nerazzurri era spesso imbarazzante: la sfida veramente sbagliata è stata quella con l’Atletico in Champions. Nelle trentasei gare di questa stagione l’Inter ha già perso cinque volte, invece sono stati appena quattro i ko nei quarantanove match del ‘23-24. Tutto chiaro. E i gol presi allora? Ventotto, contro i trentuno adesso.

in calo

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Oltre le cifre, l’impressione è che il meccanismo non si sia rinnovato, gli avversari abbiano preso le misure al gioco, alcuni top siano sotto standard e il turnover, tanto richiesto a Inzaghi, indebolisca l’Inter più del previsto. Lautaro era una belva dalla trequarti in avanti, Calha il prototipo di miglior “10 davanti alla difesa” in Europa, Micki il supereroe dai tre ruoli a trentacinque anni, Dimarco l’ala che si travestiva da terzino. Si potrebbe andare avanti, ma il vero Calhanoglu non s’è mai visto, Lautaro sembrava finalmente uscito dal tunnel ma con la Juve è ripiombato nel nulla, a Mkhitaryan non si può più chiedere di essere play, mezzala e trequartista. Zielinski e Asllani non sono i titolari, Frattesi in Nazionale è un altro. E visto che ormai non c’è più il temporale di una volta, ma bombe d’acqua, nel momento cruciale l’Inter perde Sommer per un mese e non ha Thuram che, con i suoi strappi veloci e tecnici, rende letali le ripartenze. Contro il Genoa che sa impacchettare le partite come pochi c’è anche il rischio che Barella, Micki e Bastoni, diffidati, prendano il giallo che farebbe saltare il Napoli. Non è che Conte stia attraversando il miglior momento, reduce da tre pari consecutivi (sempre rimontato), senza più Kvara, e con Neres e Olivera ko, ma le attese erano inferiori: Conte ha già fatto 19 punti in più dell’anno scorso, l’Inter è a -12. Può darsi che prima della sosta delle nazionali sia tutto come prima, un testa a testa in campionato, avanti in Champions e Coppa Italia, ma servirà l’Inter dell’anno scorso, vista raramente. Con in più il pensiero del Mondiale per club. In gioco c’è anche il futuro più lontano. Per capire se il rinnovamento, che è inevitabile anche vincendo, perché trascurare i segnali sarebbe colpevole, si trasformerà in rivoluzione.



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