Bloccato nel suo Paese a causa del conflitto con con Israele, l’attaccante ha scritto ai suoi compagni incitandoli prima del debutto col Monterrey
Conta più un suo “sto bene”. Conta solo quello, conterebbe solo quello. E invece Mehdi Taremi è andato oltre: due ore prima della partita contro il Monterrey l’attaccante iraniano ha scritto nella chat di squadra un messaggio di incoraggiamento ai compagni per il debutto al Mondiale per club. È un gol o no? Sì che lo è. Perché Taremi ha anche altro a cui pensare. Altro di decisamente più importante. Il suo Paese è in guerra con Israele, sotto le bombe. E lui non è riuscito a viaggiare verso gli Stati Uniti per raggiungere l’Inter perché lo spazio aereo sulla sua città, Teheran, è stato chiuso. E quindi altro che calcio: niente lavoro, niente sorrisi, impossibile tenere la testa libera.
bloccato
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“Iran per sempre”, ha scritto Taremi nelle scorse ore sui propri canali social. Mehdi è al sicuro, per quanto in linea generale si possa esserlo in Iran in queste settimane. L’attaccante è in contatto costante con l’Inter, attraverso il team manager nerazzurro Matteo Tagliacarne: non passano più di 3-4 ore senza una sua telefonata o un suo messaggio. È a Teheran, in una residenza privata: non l’ha più lasciata dal giorno in cui sono stati bloccati tutti i voli da e per la nazione. Mehdi era già all’aeroporto, si sarebbe dovuto muovere verso gli Stati Uniti, ma non è riuscito a farlo. Da allora la testa è andata legittimamente su altro. Ha una famiglia cui badare. Famiglia che non è fisicamente con lui, ma è al sicuro in un’altra località. La logistica non è semplice, nulla lo è in verità. Taremi però non ha perso il buonumore e la serenità. È lui a tranquillizzare dirigenti e compagni sulle sue condizioni, racconta di non sentirsi in pericolo.
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la situazione
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Ma non c’è giorno in cui gli stessi compagni, al netto dei contatti via whatsapp, non chiedano alla dirigenza l’evoluzione della situazione. Il presidente Marotta si è adoperato – e continua a farlo – in prima persona per capire, per provare a muoversi. Si è messo in contatto con il ministero degli Esteri e con l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei. Ma ad oggi non c’è modo di risolvere la situazione. L’unica possibilità, materiale, di lasciare l’Iran sarebbe quella di attraversare la nazione per poi uscirne via terra. Ma è stata la stessa società a sconsigliare l’ex centravanti del Porto: tutto troppo rischioso. Ma poi per cosa? Perché, al netto delle questioni pratiche, c’è anche un tema di sensibilità. Di approccio a una vicenda complessa, enorme, dentro la quale il calcio e lo sport in generale occupano non esattamente i primi posti. La priorità di Taremi e della stessa Inter è oggi che il giocatore e la sua famiglia stiano bene. Per questo ogni messaggio che arriva sui telefoni dei compagni di squadra e del team manager è un granello di sabbia che si aggiunge in termini di serenità. Quando poi martedì, oltre il check quotidiano, è arrivato anche l’incoraggiamento per la partita di Pasadena con il Monterrey, tutta i giocatori sono rimasti colpiti. Se il calcio può aiutare Taremi anche solo per qualche minuto ad allontanare i pensieri più brutti, avrà già raggiunto il vero obiettivo.
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