Il gol Mondiale di Pio, l’esultanza di Seba, il tifo di Sasà. Una famiglia, tre calciatori con il nerazzurro nel destino. E non sono i soli… Ecco le altre dinastie
Mentre l’Italia dormiva, il Pulcino Pio diventava grande. A Seattle, città del Grunge, ha preso alla lettera Neil Young: It’s Better to Burn Out Than to Fade Away, è meglio bruciare che spegnersi lentamente. E così Pio Esposito da Castellammare di Stabia, 20 anni appena, ha scelto di bruciare… le tappe: prima da titolare con l’Inter, primo gol. Dirà: “Di notte, nei sogni, tante volte ho immaginato come potesse essere questo momento”. Tutto in un pugno di secondi: controllo orientato, difensore mandato al bar, portiere spiazzato. Erano le 4:31 di mattina, il sole doveva ancora sorgere e il River Plate cadeva sotto i suoi colpi. “Mi è sembrato un sogno, è stato il giorno più emozionante della mia vita”. E pure il più importante perché l’Inter si è convinta: niente prestito, all’ombra della ThuLa ci sarà lui.
l’america porta bene
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Dopo il gol ha cercato subito Seba, quello di mezzo dei tre fratelli Esposito, 23 anni, anche lui al Mondiale per club dopo 8 gol in A con l’Empoli. Per poco non hanno persino giocato l’uno a fianco all’altro: “Li avrei voluti insieme, ma Pio non ce la faceva più”, ha detto Chivu. Sarebbe stata la prima volta. Intanto Sasà, 24 anni e fratello maggiore, era al Cicerone di Castellammare di Stabia, il campetto dove tutti e tre sono cresciuti. Così sui social: “L’hai fatto, l’avete fatto… voi due insieme lì, in America”. Anche lui scuola Inter, quest’anno ha segnato 7 gol con lo Spezia in B, stessa squadra di Pio. Dinastia Esposito, dunque: Salvatore, Seba e Francesco Pio. Anzi: Sasà, Seba e Pio, fratelli nel pallone con l’Inter nel destino. E non sono i soli. Vedi i Carboni, figli di Ezequiel, anche loro tre: Franco, Valentin e Cristiano, in ordine di età. L’America ha portato bene anche a loro, vero Valentin? Vent’anni, fantasista dal dribbling facile, ha deciso la sfida contro i giapponesi dell’Urawa dopo un anno da dimenticare: ad agosto se ne va in prestito al Marsiglia, un mese dopo si rompe il crociato e stagione finita. Per non parlare degli Stankovic, figli di Deki… e del destino. Nerazzurro, ovviamente: Stefan ci ha giocato un paio di stagioni prima di dire addio al calcio, Filip e Aleksandar si sono spinti fino alle porte della prima squadra.
i figli del cicerone
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Gli Esposito sono figli del Cicerone, il campetto del quartiere che hanno deciso di ristrutturare: “Un gesto per donare uno spazio alla comunità e a tutti i ragazzi che sognano di diventare calciatori”. Il capofila è Sasà, classe 2000, centrocampista che per spiccare il volo ha dovuto dire addio all’Inter. In nerazzurro arriva fino alla Berretti, poi se ne va alla Spal e inizia il giro d’Italia: Chievo, ancora Spal e Spezia, dove colleziona un’ottantina di presenze tra A e B. Seba è il secondo, il fratello di mezzo talentuoso, un po’ trequartista e un po’ mezza punta. Tacchi, colpi di suola, gol a valanga: la trafila in nerazzurro gli vale l’etichetta del predestinato. Vince due scudetti di fila (U16 e U17), uno segnando una tripletta alla Roma in finale. Precoce in tutto, anche tra i grandi. Il 21 dicembre 2019, anni 17, segna a San Siro: il rigorista era Romelu Lukaku, che però prende il pallone, glielo affida e sembra dirgli: ‘Vai, spicca il volo’. Pallone in buca nell’angolo e il Meazza viene giù. Dirà Seba: “Non ho dormito”. Legittimo. E fu record: il gol più giovane della storia nerazzurra alla Scala del Calcio, superato lo Zio Bergomi. E poi è arrivato Pio, l’ultimo… in tutto. Più che un predestinato, il più giovane degli Esposito era una promessa a lungo termine. Ha dovuto sgomitare, s’è fatto largo e il tempo gli ha dato ragione. Nel settore giovanile, da quando si fa sul serio sul campo a undici, ha segnato 59 gol, di cui 15 in Primavera. A curriculum anche una finale scudetto… persa. A differenza dei fratelloni, per Pio il Tricolore è una chimera. Ci è andato vicino il 22 giugno 2022, finale U17. Vicinissimo, a dirla tutta: risultato al 75’ Inter-Bologna 2-0, risultato al 90’ Inter-Bologna 2-3. Fratelli nel destino… letteralmente. Lo scorso settembre, tra sabato 21 e domenica 22, sono andati tutti e tre in gol nello stesso fine settimana: Seba contro il Cagliari in Serie A, Pio e Sasà contro la Carrarese in B. A dicembre hanno fatto pure meglio: ancora tutti in gol, ma questa volta nello stesso giorno. Di più, nel giro di poche ore: prima la doppietta di Seba, poi il gol di Pio, infine il double di Sasà. Insieme nella buona e nella cattiva sorte, i fratelli Esposito. Risale a due anni fa la notte delle notti… da incubo. 11 giugno 2023: Pio perde la finale del Mondiale U20, Seba perde al 90’ la finale playoff di B, Sasà perde il playout di A. Serataccia. Ma sarebbero arrivati tempi migliori.
KELY E LA SUA TRIBÙ
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I Carboni sono figli d’arte. Il papà, Ezequiel detto “Kely”, in Serie A con il Catania, ne ha fatti… tre su tre (calciatori). Franco e Valentin, argentini, 2003 e 2005, prima di arrivare a Milano sono passati proprio dalla Sicilia. Così Pietro Lo Monaco, all’epoca al Catania: «Li ho dati io all’Inter». Si parla di una cifra attorno al mezzo milione di euro, mica pochi per due minorenni. Scommessa comunque vinta, anche perché due anni dopo l’Argentina di Leo Messi li avrebbe convocati per uno stage. In mezzo alla trattativa c’era anche Cristiano, 2009, il più piccolo: a differenza dei fratelli, lui è nato in Italia. Ma come giocano i figli di Kely? Franco, per tutti Frankito, è un terzino sinistro vecchio stampo: spalle larghe da rugbista, tanta spinta e un mancino educato. Ne sa qualcosa Cesare Casadei, oggi al Torino, che con le sue discese sulla corsia ci andava a nozze: Carboni crossava, lui partiva in terzo tempo stile pallacanestro e colpiva. E l’Inter gongolava: così ha vinto uno scudetto, il decimo a livello Primavera con Chivu in panchina. Era il 2022, quell’anno in rosa c’era anche un giovanissimo Valentin, fratello di mezzo, fresco del gol Mondiale all’Urawa. Dirà: “Belle emozioni, ma pensiamo solo a passare il girone”. Detto, fatto. Valentin è un trequartista come lo è Cristiano, il più piccolo, per tutti Flaco, che in spagnolo significa magro. In effetti è ancora leggerino, ma che piede… Durante un torneo giovanile si è presto la scena con un gol su punizione all’incrocio: ricorsa breve, traiettoria imparabile e via di esultanza. E comunque a Interello sono sicuri: prima o dopo, il ragazzo si farà.
casa stankovic
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E se i Carboni sono figli d’arte, gli Stankovic… pure. Tre su tre anche per Deki: tutti calciatori, tutti nerazzurri. La dinastia l’ha aperta Stefan, classe 2000: un titolo regionale con l’Accademia Inter, poi un pugno di stagioni alla casa madre prima di ritirarsi e dedicarsi ad altro. Più lunga la trafila di Filip, portiere, entrato a Interello piccolissimo e uscito uomo fatto e finito. Dopo la Primavera una serie di prestiti tra Olanda e Italia, quindi la consacrazione con il Venezia: 16 presenze in A, alcune persino da lode come quella a San Siro contro l’Inter: “Para tutto: voto 8”, ha scritto la Gazzetta. L’unico neo, l’infortunio al ginocchio che gli ha fatto perdere gli ultimi mesi della stagione. Poco male, almeno per il Venezia che in queste settimane ha esercitato il diritto di riscatto: per la prima volta, il suo cartellino non è più dei nerazzurri. Così sui social: “Grazie Inter, è tempo di volare verso il futuro”. E poi c’è Aleksandar, ma è sufficiente Ale: centrocampista dai piedi buoni, usa il destro come papà Deki e segna anche su punizione. Splendido il primo gol tra i pro’ con il Lucerna: “C’est magnifique”, hanno commentato i telecronisti svizzeri. Il primo luglio è tornato a Milano e l’Inter deciderà il da farsi: che fai, lasci o prendi? Se lascerà, per la prima volta da oltre dieci anni il cognome Stankovic non farà rima con Inter. Una dinastia in meno. Ma chissà se non ne arriverà un’altra…
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