Lanciati dall’allenatore romeno nelle giovanili nerazzurre, decisivi nell’azione che allunga il cammino del club al Mondiale: le carriere parallele di due talenti sbocciati insieme
Appena arrivato nell’hotel a Seattle Downtown per godere della mezza giornata concessa da Cristian Chivu dopo la prima vittoria al Mondiale, faticosa quasi quanto una conversazione in inglese con un tifoso dell’Urawa, Pio Esposito ha preso il telefono e ripescato quella vecchia foto custodita come una reliquia nel rullino. Si vede lui a otto anni, le mani dietro le orecchie per esultare in maglia nerazzurra. L’ha postata subito e aggiunto poche righe commosse: “Undici anni fa indossavo per la prima volta questa gloriosa maglia, sono orgoglioso e onorato di aver esaudito il sogno di vestirla per la prima volta tra i grandi”. Al debutto americano, Pio ha preso il posto del fratello, senza sbalordire ma dando molto più sostanza di Sebastiano: indirettamente, nel gol vittoria c’è anche lui che non ha certo dato un assist volontario, ma era nella traiettoria del buon tiro di Sucic. Poi la palla è arrivata a Carboni che con il destro, piede che usa di rado, anzi praticamente mai, ha cambiato il senso di questa gita dall’altra parte del mondo. Nella stessa azione felice ci sono stati Valentin e Pio, i principali figli di Cristian Chivu, tutti e due classe 2005: un segno del destino, un déjà vu o una scheggia di futuro, chissà.
