L’ultima stagione dell’inglese non è stata esaltante, ma nel 2019-20 a Dortmund chiuse con 20 gol e 20 assist. Il nigeriano, comunque, resta l’obiettivo numero uno
Mezz’ora di macchina nel traffico. Non di più. Jadon Sancho e Ademola Lookman sono cresciuti a un tiro d’esterno l’uno dall’altro, nella stessa città e nello stesso modo: dribblando coetanei per strada. Il campo base del primo è stato il parco di Kennington, a sud del Tamigi, mentre “Ade” s’è fatto grande tra Peckham e Camberwell, zona sud-est di Londra. La sua “Little Lagos”. Una volta, prima di una trasferta, passò davanti a un parco e scoppiò a piangere. Si trovava a due passi dalla St. Thomas, la scuola dove prendeva quasi tutti voti alti. In quel parco giocava con gli amici.
storie diverse
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La loro vita sportiva è stata diversa: l’inglese ha iniziato nel Watford, si è fatto notare nel City e poi è volato a Dortmund, dove a vent’anni chiuse una stagione con venti gol e venti assist (2019-20). “Predestinato”, “fenomeno”, “Pallone d’Oro”. A quei tempi ne parlavano così. Lookman ha impiegato più tempo per farsi largo nel calcio che conta. A 25 anni l’avevano bollato come “promessa mancata”, più o meno come Sancho in questo momento. Colpa di una serie di annate storte o altalenanti. L’Atalanta l’ha tirato fuori dal limbo e l’ha fatto diventare un nome, tant’ che oggi è diventato l’obiettivo numero uno dell’Inter per l’attacco. Davanti a Jadon. Uno che cinque anni fa duettava con Mbappè come miglior talento d’Europa in circolazione. Oggi, dopo un paio di stagioni così così tra United e Chelsea, è diventato una sorta di grimaldello del mercato. Uno che si infila dritto tra le pieghe del termine “occasione”. Tutt’altra cosa rispetto al 2021, quando il Manchester lo pagò 68 milioni.
il confronto
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Premessa. A oggi, Lookman è davanti a Sancho di almeno quattro o cinque posizioni. Il nigeriano arriva da tre stagioni in doppia cifra in Serie A, ha vinto l’Europa League segnando una tripletta in finale e ha segnato 52 gol con l’Atalanta in appena tre anni. Solo Salah, Saka, Mbeumo, Son e Vinicius hanno centrato più gol e assist di lui dal 2022. Ademola – se prendiamo tutti i campionati d’Europa – è nono per tocchi nell’area avversaria (199), settimo per assist attesi a partita (0,3), ottavo per passaggi chiave (2,4 ogni 90’) e quinto per “shot-creating actions” (5,4 a gara, 135 totali). Una statistica interessante: misura il numero di volte in cui un passaggio, un dribbling, una punizione o un tiro in porta ha portato la squadra a una conclusione. Sancho ha chiuso un’annata positiva, ma lontana anni luce rispetto a quella di cinque anni fa. Parola ai numeri: cinque gol e dieci assist in 42 partite, di cui 26 da titolare. Ha vinto la Conference League segnando in finale contro il Betis, ma Maresca l’ha tagliato dai convocati per il Mondiale per Club.
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continuità
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Sancho ha bisogno di ritrovarsi. È un talento a caccia di fiducia e continuità. A Manchester ha vissuto due anni e mezzo da incubo con diversi problemi, ma l’età è dalla sua parte: classe 2000, 25 anni, il dribbling come biglietto da visita di una carriera. La chiave di volta che potrebbe spingere l’Inter a puntare su di lui (in caso di muro prolungato della Dea). Un anno fa ci ha ricordato che giocatore fosse. La sua miglior partita dell’ultimo periodo risale alla semifinale d’andata di Champions contro il Psg del 1° maggio 2024. Sancho trascinò il Dortmund in finale e chiuse il match con dati invidiabili: il giocatore con più passaggi completati, più palloni conquistati, più occasioni da gol create, più palloni toccati e più dribbling riusciti, 13. Prima di lui ci era riuscito solo Messi nel 2008. A fine partita il Dortmund pubblicò un tweet emblematico: “Gli dovete tutti delle scuse, per noi il suo gioco è sempre stato questo”. Gi serve solo un po’ di fiducia.
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