Inter-Psg, Luis Enrique: “L’Inter difende in blocco, noi qui per la storia”

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Il tecnico dei parigini in conferenza: “Non cambieremo il nostro approccio alla partita, siamo pronti”. Dembelé e Marquinhos: “Sarà la sfida della vita”

dal nostro inviato Francesco Pietrella

Luis Enrique vive da anni per piazzare la bandiera di Xana a centrocampo. Sua figlia se n’è andata nel 2019, ma se domani dovesse vincere la Champions – la seconda della sua vita da allenatore – sull’asta parigina dell’Allianz Arena ci saranno comunque quattro mani. Dieci anni fa, a Berlino, il giorno in cui mise ko la Juve e vinse il Triplete con il Barcellona, Xana stringeva forte la bandiera blaugrana. Luis vuole omaggiare la figlia con lo stesso gesto, stavolta in Germania. “Mi considero un allenatore fortunato – ha detto una volta – io e mia moglie abbiamo vissuto con lei nove anni meravigliosi”. 

OBIETTIVO

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Lo spagnolo entra in sala stampa dispensando sorrisi e fissando l’obiettivo. “Siamo abituati a giocare le finali. Non è stato difficile adattarsi a un’altra cultura, il calcio è universale. L’Italia ha uno spirito competitivo incredibile, conosciamo l’Inter e come si difende. Quando c’è un blocco così solido è difficile, ma sappiamo come aggirarli. L’Inter ha singoli di qualità ovunque, parliamo di una macchina a cui è molto tosta togliere il pallino del gioco. L’atteggiamento sarà fondamentale, siamo preparati per domani. Non andremo a cambiare il nostro modo di attaccare o di difendere, ma c’è da dire che l’Inter fa girare bene la sfera. Ci sono alcune sottigliezze, bisognerà stare attenti a ciò che fanno le due punte dell’Inter”. Luis Enrique ha parlato anche del rapporto con il gruppo: “C’è stata unione fin dal primo giorno. Ho sempre avuto un bel rapporto con tutti, sono la stessa persona fin dal primo giorno. Ho un gruppo eccezionale”. 2015 E 2025 Dalla Juve all’Inter. Un’altra finale contro una squadra italiana per Luis Enrique: “Rispetto al 2015 ho dieci anni in più. Sono cresciuto, sono un’altra persona. Il Psg ha la possibilità di scrivere la storia. Giocheremo al massimo”. Sull’Inter, alla sua seconda finale in tre anni: “Ci sono sempre due modi di leggere la partita. L’esperienza è relativa. Nel nostro percorso ci sono stati alti e bassi, ma non abbiamo mai avuto paura. E non ce l’avremo neanche domani sera. Ho una delle migliori rose d’Europa. Siamo pronti. Sono piuttosto ottimista. Vincere per la prima volta la Champions con il Psg sarebbe un regalo per la gente, per la città, per i giocatori. Mi ritengo molto fortunato, e accetterò qualsiasi cosa mi darà il calcio”. 

CARICA DEMBELé

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Ousmane Dembelé ha messo da parte uno dei suoi sogni a lungo termine per inseguirne un altro nel breve periodo. Quando gli domandano del Pallone d’Oro mette davanti la squadra: “Ci penso, non lo nascondo, ma devo concentrarmi sul gruppo. Il resto viene dopo”. Ous arriva da una stagione straordinaria: 33 gol e 13 assist in 48 gare. Anche se l’ultima volta che ha giocato all’Allianz Arena è stato espulso: “Non è mai facile giocare in questo stadio – ha raccontato in sala stampa -, ma domani vogliamo vincere. Sarà un’altra partita”. Elogi all’Inter, poi: “Ha meritato la finale, giocano insieme da diversi anni, sanno difendersi e attaccare, stare in possesso, noi dobbiamo concentrarci fino all’ultimo minuto e mantenere la concentrazione. Da gennaio in poi abbiamo cambiato mentalità. Dovremo restare tranquilli e sereni, anche freddi. Solo così potremo gestire le emozioni”. Inevitabile la domanda su Mbappè: “Il suo sogno era giocare nel Real. C’è un prima e un dopo Kylian nel Psg. Lui se n’è andato, noi andiamo avanti. Vogliamo vincere. Ci manca solo questo”. 

MARQUINHOS

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Accanto a Dembelè anche capitan Marquinhos, forte dei suoi 37 trofei. Al Psg nessuno ha vinto più campionati, coppe di Lega, coppe di Francia e Supercoppe di lui. Nelle ultime due condivide il record con Verratti e Thiago Silva. A Parigi gli manca solo la Champions: “Rispetto all’ultima finale è un contesto diverso: si giocava a porte chiuse, non c’erano i tifosi, ma siamo qui per vincere e scrivere la storia. Da capitano, parlerò coi miei compagni per trovare il giusto equilibrio. Luis Enrique ci ha preparato per vincere. Sarà la partita della vita”.



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