Cristian Chivu è il secondo allenatore rumeno della storia dell’Inter. Il primo, Mircea Lucescu, uno dei tecnici più vincenti in Europa, ma sfortunato in Italia, non lasciò grosse tracce del suo passaggio in nerazzurro. Ora 8oenne, Lucescu si racconta in un’intervista a Il Giornale, apprezzando il connazionale, al quale augura un futuro roseo.
- Lucescu e l’Inter, un amore mai sbocciato
- Lucescu spinge Chivu, i suoi punti di riferimento
- Lucescu, il commento sulle sue ex squadre
Lucescu e l’Inter, un amore mai sbocciato
Cristian Chivu e Mircea Lucescu sono legati dall’essere nati in Romania e dall’esperienza all’Inter: appena iniziata per l’ex difensore protagonista durante l’era Moratti nel triplete con Mourinho allenatore, dimenticabile per il più esperto connazionale, passato per la Milano nerazzurra nella stagione 1998-1999, quando fu chiamato a sostituire l’esonerato Gigi Simoni, che pochi mesi prima aveva alzato al cielo la Coppa UEFA.
L’arrivo in corsa, l’ottimo inizio, la qualificazione alla fase a eliminazione diretta in Champions League (fuori ai quarti per mano del Manchester United), poi la sfortuna ci mise lo zampino, fino alle dimissioni presentate il 21 marzo del 1999 in seguito al 4-0 incassato in casa della Sampdoria: “Arrivai a dicembre, quando è più difficile – ha commentato Lucescu intervistato da Il Giornale -. Vinsi 5 partite, poi persi Ronaldo, Zamorano e Simeone”.
Ora tocca a Chivu fare meglio: una scommessa secondo tanti, non per Lucescu, che lancia la volata al giovane collega: “L’Inter tornerà a vincere il campionato, l’anno scorso ha sbagliato a concentrarsi sulla Champions, prima avrebbe dovuto vincere lo scudetto. Non sarà facile, ma ho fiducia”.
Lucescu spinge Chivu, i suoi punti di riferimento
Chivu potrà contare su diversi punti di riferimento, dentro e fuori dal rettangolo di gioco, Lucescu ne è convinto: “Zanetti è l’uomo di campo, Chivu avrà l’appoggio di una squadra esperta, sarà aiutato dagli italiani e poi da Lautaro e Mkhitaryan. Ed è molto importante che sia rimasto Calhanoglu”, ha proseguito l’allenatore, con un passato anche da guida tecnica di Pisa, Reggiana e Brescia.
Inoltre, Chivu porta con sé un bagaglio di esperienza da allenatore delle giovanili e di un Parma preso in corsa e condotto alla salvezza. Un discreto biglietto da visita per fare bene in un top club. Alla domanda se Chivu valorizzerà o meno il vivaio nerazzurro, Lucescu ha frenato: “Per importi subito in Serie A devi essere Paolo Maldini. Un giovane non è mai continuo, devi permettergli di commettere degli errori. Io lanciai Pirlo, Baronio e Piovanelli”.
Lucescu, il commento sulle sue ex squadre
Dopo aver parlato di Inter e di Cristian Chivu, Lucescu – che ha iniziato ad allenare a 28 anni smettendo durante l’epidemia da Covid – si è concentrato anche sulle altre società che ha allenato in Italia, a partire dal Pisa, appena riapprodato in Serie A: “Aveva due rumeni in rosa, gli è rimasto solo Marin. Con Pippo Inzaghi ho un buon rapporto, credo che a Palermo voglia battere il record di promozioni in A. Anche Gilardino è bravo, ma dipenderà da come inizierà il campionato. Una neopromossa deve dare battaglia, prima di trovare l’assetto giusto per la categoria”.
Discorso opposto per il Brescia, reduce dalla clamorosa retrocessione in Serie C per inadempimenti amministrativi e dalla mancata iscrizione al campionato, salvato solo dal trasferimento del titolo nella vicina Salò: “Onestamente mi aspettavo che intervenisse qualche industriale per rilevare la società, ma i tifosi daranno la spinta giusta per risalire in fretta. Seguo il Brescia e anche la Reggiana: ricordo il vecchio stadio Giglio, realizzato da Del Cin senza grandi mezzi finanziari”.