Inter: la ThuLa invisibile | Gazzetta.it

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I due centravanti nerazzurri non fanno nulla di buono contro il Psg. E il Toro saluta il Pallone d’oro

dal nostro inviato Davide Stoppini

Primo tiro in porta: minuto 75. Da Monaco è tutto. Al netto dell’umiliazione. Non è una sconfitta, è una mattanza che lascia un senso di inadeguatezza enorme. Ed è l’aspetto peggiore, più della seconda Champions League che vola via in 24 mesi. È la sconfitta di un gruppo che aveva illuso tutti di essere all’altezza delle grandi d’Europa. Di un gruppo che aveva spinto Mkhitaryan a definire se stesso e i suoi compagni “ingiocabili”. La sconfitta dei simboli, soprattutto. L’Inter è stata una repubblica che negli ultimi due anni si è fondata sulla ThuLa, inutile nascondersi. E da loro è giusto passare, quando si analizza una disfatta così. Thuram e Lautaro sono spariti, non si sono presentati, travolti da loro stessi ancor prima che mangiati dagli avversari: non una giocata, non un segnale, il primo tiro in porta – appunto – a 15’ dalla fine di Thuram sul 3-0 per il Psg.

interrogarrsi ora

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Altro che Thuram, altro che Lautaro. Di là una squadra che ne fa cinque e potevano essere otto o nove. Di qua l’Inter che aveva costruito un sogno e che s’è risvegliata nel pieno della notte con gli incubi. Chi lo ricorda più il 4-3 col Barça? Il senso di inadeguatezza, allora, è quello di un capitano che vede ancora una volta sfuggire la Champions, l’unico grande trofeo che gli manca. Per il quale era sceso in campo infortunato contro il Barcellona. Ecco: l’ultima immagine in campo di Lautaro era stata quella, sofferente eppure felice contro i catalani. Ieri non è mai arrivato neppure a calciare in porta: così è frustrante, nonostante l’abbraccio di capitan Zanetti in campo a fine partita. Altro che Pallone d’oro, è la notte del disastro che – ahinoi – cancella anche i nove gol segnati in tutto il torneo. Non li cancella dalla carriera, certo. Ma voltandosi indietro, difficile che consolino. “Non abbiamo fatto nulla, proprio nulla di quello che avevamo preparato – ha commentato il capitano -. Complimenti al Psg, hanno meritato la vittoria e giocato una finale straordinaria”.

tristezza

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Molto meno che ordinario, invece, è stato Thuram. Che è andato persino peggio del Toro. In tribuna a vederlo e a spingerlo c’erano papà Lilian e il fratello Khephren, ma a poco è servito. Marcus è stato irriconoscibile, anche nell’atteggiamento soprattutto nel primo tempo: almeno due volte è stato richiamato dai suoi compagni per un mancato movimento. Chissà che questa partita non apra anche qualche interrogativo intorno a lui. Perché il suo 2025 è stato decisamente insufficiente: cinque gol in cinque mesi non sono numeri da grande centravanti. E bene farà l’Inter, se ha l’ambizione di riprovarci l’anno prossimo, ad acquistare un altro attaccante. Non una riserva. Non Taremi, che ieri sera neppure è entrato. Ma uno che, se questa è la ThuLa, sia in grado anche di giocare al loro posto. Del Marcus del 2025, del Lautaro della seconda parte del 2024. La faccia dell’argentino, durante la premiazione del Psg, era quella di un uomo inconsolabile. Diceva Inzaghi alla vigilia: “Ho con me giocatori che conoscono ormai tutto del calcio, quanto di bello e quanto di brutto può regalare”. E invece no: così brutto no, non lo sapevano. Non lo sapeva nessuno. Neppure Lautaro: “Per noi la stagione è finita con zero titoli – ha detto il capitano -. C’è grande amarezza. Fa molto male perdere in questo modo, ma dobbiamo ripartire. E io resto orgoglioso della mia Inter, del mister, della società. La nostra resta un’ottima stagione”. La faccia, in verità, raccontava altro.



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