L’ex ala dello scudetto 1980: “Herrera fu il primo a capire che la mia velocità era un’arma, con Bersellini fatica e diverbi. Mazzone era un maestro, ma quando morì papà mi deluse”
Carletto Muraro era velocità di punta: giocava in attacco, andava come un razzo. Una volta, nei sedicesimi di Coppa dei Campioni tra Universitatea Craiova e Inter, prese palla davanti alla propria area e si fece una settantina di metri in una manciata di secondi, scartando tutto e tutti prima di segnare. Un’altra volta, in una gara multidisciplinare tra atleti di sport diversi, vinse i 60 metri in 7”31. I ricordi, però, per l’ex attaccante amatissimo dai tifosi interisti — uno scudetto e una Coppa Italia — sono un fermo immagine dove il tempo si dilata al rallentatore: “Bologna-Inter, cross in area, arrivo in terzo tempo da dietro, salto sopra le braccia tese di Amos Adani e la metto dentro di testa. Se chiudo gli occhi riesco a vedere ancora adesso la traversa dall’alto”.