Solo Calha in bilico, i nerazzurri vogliono tenere i big Restano anche i più esperti, gli addii saranno nel 2026
Tra una semplice evoluzione e una rivoluzione radicale c’è una differenza grande quanto l’America, il Continente da cui ieri mattina è tornata l’Inter con un bastimento carico di rimpianti, pensieri e isterie: tutto raffreddato solo in superficie. Per rilassare i nervi e i muscoli, forse, basteranno le vacanze, ma saranno le decisioni prese dal club oggi a orientare le possibilità domani: rifarsi dopo una stagione senza titoli dipenderà, almeno in parte, dal livello di rinnovamento della rosa attraverso il mercato. Tanti tifosi nerazzurri spingono, infatti, per trasformare la crisi in opportunità estrema: per loro l’eliminazione contro il modesto Fluminense e la successiva bomba scoppiata nello spogliatoio sarebbero assist utili a un repulisti generale. Eppure non sembra questa la strada scelta dal club: se sarà rivoluzione, sarà dolce, appena accennata. Non una banale mano di vernice, certo, anche perché gli eventi hanno ampiamente dimostrato che non basterebbe, ma non verranno neanche costruite nuove fondamenta. Sarà una naturale evoluzione del progetto che arriva da lontano, con più sangue giovane, e qualche nuova idea tattica dell’allenatore: è considerata la maniera migliore per far sparare le ultime cartucce a un gruppo che dal club non viene considerato ancora a fine ciclo. Neppure i più anzianotti, il gruppo di reduci con scadenza 2026: a meno che non trovino loro delle sistemazioni, il progetto è tenerli tutti per un’altra stagione ancora. Da Sommer ad Acerbi e De Vrij, passando per Darmian e soprattutto l’eterno Mkhitaryan. Poi l’Inter è già consapevole che tra un anno servirà un intervento più profondo per sostituire tutti.
alta qualità
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Ci saranno comunque ritocchi, anche di alta qualità, e questo è altrettanto evidente dai graffi già dati dalla società: ha già speso quasi 70 milioni per il sorprendente croato Sucic, il brasiliano tutto ancora da scoprire Luis Henrique, la nuova punta Bonny, che ieri ha conosciuto pure la sede del club, senza considerare il riscatto strategico di Zalewski. Tutto talento che bussa alla porta dei titolari, a cui si aggiunge la capitale decisione di tenere a bottega Pio Esposito. Il resto degli interventi sul mercato, però, sarà circostanziata e non radicale. Non il colpo d’ascia che ci si aspetterebbe in un caso di questo tipo: la quinta punta, ad esempio, è attesa ad agosto dovrebbe essere un trequartista, magari low cost e per una volta non necessariamente giovane. Insomma, una ciliegina finale per inserire nel reparto offensivo giocatori con caratteristiche diverse dal solito. A centrocampo, invece, il faro è acceso su Calha: se il turco riuscisse a tornare da eroe in patria, allora una casella sarà riempita pure in mezzo. Anche in difesa l’incastro è legato ad una uscita, ma non di ultratrentenni come Acerbi e De Vrij, bensì del 24enne Bisseck, uno dei nerazzurri che più ingolosiscono in Premier. Da questa eventuale cessione, arriverebbe comunque munizioni utili per la caccia alla stellina del Parma Leoni.
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conservazione
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Il mercato è pur sempre una terra straniera, imprevedibile: occasioni in entrata ma soprattutto offerte per gioielli della casa sono sempre dietro l’angolo. Sarebbero, però, deviazioni, temporanee e obbligate, dalla filosofia conservativa scelta dalla società nerazzurra. L’Inter ha dirigenti esperti e il presidente Marotta e il ds Ausilio fanno asse stretta con Chivu: sono tutti convinti che l’SOS nello spogliatoio possa dirsi rientrato, che già dal ritiro non ci saranno ruggini da pulire o strati di polvere da spazzare. L’unico caso spinoso si ridurrebbe al bizzoso Calha, mentre non ci sarà la necessità di mettere in vendita Thuram a causa degli scricchiolii del suo rapporto con Lautaro. Delle proposte irrinunciabili cambierebbero il quadro, ma la clausola del francese, 85 milioni fino al 30 luglio, non è poi delle più convenienti: pagarla sarebbe un atto piuttosto rivoluzionario.
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