Dentro nove undicesimi della gara col Bayern. In attacco Correa con Lautaro per accelerare: in A un successo nelle ultime sei fuori casa
L’ultima volta che l’Inter è scesa in campo con il Napoli affiancato in testa alla classifica era il 16 marzo. E la sera, a Bergamo contro l’Atalanta, quella brigata di cocciuti sognatori – sognatori di Triplete – tirò fuori una prestazione da grande squadra per una vittoria pesantissima. Ecco, attenzione alle coincidenze. Perché quella partita è anche l’unica vittoria delle ultime sei partite fuori casa in campionato dell’Inter. E perché oggi a Bologna l’alta pressione è più o meno la stessa di un mese fa. Forse persino maggiore: domenica di Pasqua, domenica che tutto il mondo nerazzurro individua come l’ostacolo più grande in programma da qui alla fine nella corsa allo scudetto.
Scelte
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I conti sono presto fatti: nonostante la vittoria zoppicante del Napoli contro il Monza, nessuno tra i nerazzurri – da Inzaghi ai dirigenti – pensa che Antonio Conte perda punti per strada. E allora l’Inter ha giusto un mezzo jolly da giocarsi: il tricolore si vince a quota 87. Servono cinque vittorie e un pareggio. Serve lavorare sull’entusiasmo e sull’adrenalina, come ha raccontato Bastoni nell’intervista alla Gazzetta , più che sulla fatica. Ed è chiaramente quel che pensa Inzaghi. Lo pensa e lo fa. Lo dimostra con i fatti: se la notte non avrà cambiato le idee, il tecnico confermerà nove giocatori su undici di quelli che hanno eliminato il Bayern mercoledì. Il turnover va in stand by. Tornerà d’attualità in Coppa Italia contro il Milan. Ma oggi no. Oggi gioca l’Inter migliore possibile, perché Dimarco non è al top e quindi a sinistra va Carlos Augusto. E perché Thuram è infortunato, ecco perché vicino a Lautaro ci sarà Correa. Il Tucu e non Arnautovic, perché l’austriaco tornerà buono da titolare proprio nel derby di mercoledì.
Fantasmi
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E poi stessa difesa. E poi stesso centrocampo. Per rispondere alla vittoria del Napoli, che l’Inter ha seguito mentre arrivava nel ritiro di Bologna. Il morale è alto, Lautaro e compagni hanno dimostrato già in passato di riuscire a isolarsi dalle pressioni esterne. Il presidente Marotta l’ha definita nei giorni scorsi “la partita più importante dell’anno”. È lo stesso concetto sui cui ha insistito Inzaghi nelle ultime ore con i giocatori. Deve aver visto buone gambe e buona testa, il tecnico, per non allontanarsi dall’undici anti Bayern. Alla squadra ha chiesto un approccio deciso, per non disperdere l’onda lunga e l’energia positiva che la Champions ha regalato. E per invertire proprio l’antipatico trend in trasferta: negli occhi c’è ancora il 2-2 di Parma, l’Inter sa bene che l’ultimo margine da colorare per prendersi lo scudetto è proprio nelle gare lontano da San Siro. È l’aspetto mentale quello che cura soprattutto Inzaghi. Oggi l’Inter gioca la partita numero 50 della sua stagione, superando ufficialmente il totale del 2023-24. Ormai si corre sui nervi. Sull’esperienza di chi lo scudetto l’ha vinto lo scorso anno, ovvero 10 degli 11 titolari di oggi. E sulla voglia di cancellare qualche fantasma che la trasferta di Bologna inevitabilmente evoca, su tutti il 2-1 del 2022 e l’errore di Radu che costò il titolo. Di quella squadra, a tre anni di distanza, vanno in campo quattro uomini: Barella, Calhanoglu e curiosamente la stessa coppia d’attacco di allora, Lautaro-Correa. Un calcio alla scaramanzia. Inzaghi guarda oltre. Ci sono tre trofei da giocarsi in 41 giorni, l’obiettivo è arrivare a quota 60 partite. Ci vuole un fisico bestiale, certo. Ma serve anche un’attenzione al lavoro e una predisposizione mentale fuori dal comune. L’Inter del 2010 rispose al sorpasso della Roma in campionato: cosa vuoi che sia un aggancio momentaneo, in fondo?