Dal raduno di domani il tecnico inizierà a lavorare con la squadra: la rivoluzione partita negli Usa entrerà nel vivo
Una vita fa, quando Cristian Chivu era un calciatore dell’Inter fresco di Triplete, dalla sua cara vecchia fascia sinistra aveva assistito al decollo di due allenatori rampanti, due 40enni capaci di fare centro al primo colpo sulla panchina di un grande club: prima Massimiliano Allegri col Milan e poi Antonio Conte con la Juve, scudetto subito, per entrambi il primo di una lunga serie. Il ritorno al futuro sta per andare in scena nella stagione che verrà, e che per l’Inter si aprirà ufficialmente con il raduno di domani ad Appiano: Conte e Allegri sono ancora lì, uno con lo scudetto sul petto a Napoli e l’altro con la missione di riportare il Diavolo in alto, ma questo è, deve essere, il tempo di Cristian. È lui il 44enne che oggi sgomita e si appresta a lanciare la grande sfida, anche se con appena 13 panchine di Serie A, al Parma, sulle spalle: riportare il titolo a casa Inter dopo un’annata all’asciutto di trofei, e farlo alla prima occasione, proprio i rivali tra il 2011 e il 2012, è la sua doppia missione. Per riuscirci Chivu vuole forgiare una nuova Inter, più imprevedibile, più resistente, più democratica: il lavoro è cominciato nell’antipasto del Mondiale per club americano a giugno, ma è da domani che il piano d’azione entrerà nel vivo.
Che cosa ha fatto
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L’uscita di scena con il Fluminense agli ottavi del torneo statunitense ha imbarcato Chivu e i suoi su un volo di ritorno anticipato rispetto a quanto ci si aspettava, e i titoli di coda ad alta tensione per il caso Lautaro-Calhanoglu sono stati il bagaglio extra del quale il tecnico avrebbe volentieri fatto a meno, ma nella valigia dell’Inter c’era anche altro. Sul campo, ad esempio, si sono viste le prime interessanti sterzate tattiche (il 3-5-2 non è più un dogma, il pressing alto e la ricerca della verticalità immediata sono le nuove strade da seguire), mentre fuori il cambio di stile si è fatto notare per almeno un paio di aspetti. Primo, il feeling con i dirigenti, che è forte, fortissimo: “Chivu è una prova non di confusione ma di coraggio”, ha detto il presidente Marotta in tempi non sospetti, sottolineando l’importanza di una proprietà forte di un programma ben chiaro alle spalle. Lui e il ds Ausilio conoscono Cristian sotto ogni punto di vista, sanno cosa aspettarsi e come sostenerlo, e la programmazione di questa stagione segue la trama dell’intesa: anche ieri Chivu, dopo aver salutato i primi nerazzurri già al lavoro alla Pinetina, è passato in sede per parlare di mercato con i dirigenti. Secondo punto chiave: la gestione del gruppo. Chivu ha chiarito ai suoi che il leader è lui fin dalla riunione di gruppo in hotel a Charlotte, voluta dall’allenatore all’indomani della polemica a distanza tra Lautaro e Calha.
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Che cosa farà
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Le portate principali del menu, però, andranno a tavola da domani in poi, quando Chivu ritroverà tutto il gruppo e potrà modellarlo durante il ritiro. La sua Inter dovrà essere una squadra fluida, cangiante, nei sistemi di gioco e nelle gerarchie: si lavorerà sul centrocampo a 4, con uno o due trequartisti, compreso Calhanoglu, a supportare l’attacco, mentre le vecchie graduatorie scolpite nella pietra lasceranno il posto a nuovi equilibri, decisamente più flessibili. Per il nuovo tecnico questa è una delle chiavi per risparmiare i big da una spremuta di partite ultralogorante come era successo nell’ultima stagione. A cambiare saranno anche il modo di allenarsi e la preparazione: Chivu e Stefano Rapetti, nuovo preparatore che aveva lavorato all’Inter ai tempi del Triplete di Mourinho, concordano sull’idea che la squadra debba attrezzarsi per aumentare l’intensità. E allora sotto con le novità: sedute in campo più lunghe, palestra precedente all’allenamento per incentivare la prevenzione strutturale e ridurre gli infortuni, intelligenza artificiale per proiettare l’Inter nel futuro. C’è solo una tradizione da rispettare: vincere, un anno senza farlo basta e avanza.
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