Inter di Champions e di Serie A, due squadre

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La differenza tra i nerazzurri cinici e affamati in Europa rispetto alla squadra statica e disattenta del campionato è lampante. Soprattutto in difesa…

Gregorio Spigno

Giornalista

Paragonare l’Inter vista contro Feyenoord e Monza a dottor Jekyll e Mr. Hyde forse è troppo facile, però l’accostamento calza a pennello. Perché nelle ultime settimane – se non negli ultimi mesi – è evidente che ci sono due versioni della squadra di Inzaghi. Una solida, l’altra spesso disattenta. Una precisa, l’altra sprecona. E il discorso, oltre che alle singole sfide contro olandesi e brianzoli, si può allargare direttamente alle competizioni: in Champions League l’Inter è sicura, cinica, precisa e… invalicabile. Un solo gol subito in 9 giornate, difesa migliore d’Europa, ottavi di finale conquistati in scioltezza. Mentre in Italia…

differenze

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In Serie A, invece, la musica è un po’ diversa. Non troppo, perché comunque l’Inter è prima in classifica a +1 sul Napoli con addirittura 63 gol segnati in 28 giornate (media di 2,25 a partita), ma il tema riguarda la difesa nerazzurra. Nella stagione dei record, la scorsa che ha portato alla seconda stella, ancor più che sull’attacco Inzaghi aveva costruito le fortune della squadra sulla solidità: appena 22 gol incassati in tutto il campionato, segnare ai nerazzurri sembrava una vera e propria impresa. Oggi è diverso. I gol subiti da Sommer e Martinez sono 27, praticamente uno a partita, già 5 in più con 10 giornate in meno. E la sensazione preoccupante è che tante delle reti incassate in Serie A l’Inter in Champions le avrebbe evitate. Una differenza lampante di attenzione e cattiveria. Il primo gol del Monza di sabato – quello di Birindelli – nasce da un’uscita completamente sbagliata di (quasi) tutta la difesa nerazzurra: De Vrij va forte su Mota che lo beffa con lo splendido colpo di tacco, Bastoni è – comprensibilmente – molto alto sulla corsia mancina, Acerbi è del tutto fuori posizione. Su quello dell’ex Keita è invece Pavard a lasciare troppo spazio. Esempi, tra disattenzioni ed errori, ce ne sarebbero anche parecchi altri (Firenze, derby, Bologna, Juve). Ma la differenza tra l’Inter formato europeo e quella di Serie A è quella che meglio riassume il tutto.

I numeri lo confermano terribilmente: in Champions l’Inter ha mantenuto la porta inviolata nell’88,9% dei casi, a differenza del campionato dove la squadra di Inzaghi non arriva nemmeno al 43%. Su 9 giornate europee contro le 28 italiane è chiaro che sia più alta anche la percentuale di vittorie a livello internazionale (79% contro il 64,3%), ma soprattutto allarma il dato relativo ai gol concessi: 0,96 in A, 0,11 in Champions fermando anche attacchi super proficui come quelli di Arsenal e Manchester City. Mentre squadre dal peso offensivo inferiore come Monza, Fiorentina, Bologna, Udinese e Genoa hanno perforato più volte la rete nerazzurra. In Europa l’Inter alza il muro, in Italia qualche mattone si sgretola. La costante positiva è che i nerazzurri creano su qualsiasi campo. Ma per puntare al “treble” citato da Inzaghi, se non addirittura al poker includendo il Mondiale per club, l’Inter avrà bisogno del muro europeo anche in Italia e nel mondo.



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