Inter, cos’ha cambiato Chivu negli allenamenti

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I nerazzurri stanno in campo più tempo rispetto al passato e a intensità maggiore. E poi colloqui individuali mirati, preparazione fisica innovativa e…

Dal nostro inviato Filippo Conticello

Appena uscito dal nuovo albergo nel centro finanziario di Charlotte, l’Uptown puntellato di grattacieli e incubatori di aziende tech, Cristian Chivu è stato investito da un’onda stordente di calore: nella nuova città in cui fa base l’Inter in attesa degli ottavi mondiali ci sono 20 gradi in più dell’autunnale Seattle, la temperatura si impenna fino a toccare i 35°. Questa mancanza d’aria renderà da oggi ancor più faticosi i suoi allenamenti, che non sono comunque teneri, soprattutto se paragonati al recente passato. Ieri il nuovo tecnico ha fatto un giro con lo staff nel giorno di riposo. Tra l’altro, giusto accanto all’hotel, spunta la Nascar Hall of Fame, museo di culto perché la North Carolina è pur sempre lo Stato consacrato alle corse d’auto più amate d’America. Questione di velocità, quella che Chivu pretende nel pensiero, nel pressing e nel palleggio, tutto sempre orientato in verticale. Lo sta chiedendo con insistenza e discreto successo ai suoi: la rivoluzione soft, iniziata dal romeno appena 19 giorni fa, passa in gran parte da qui.

metodo

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Meglio evitare gli “ismi”, che raramente piacciono agli uomini dell’est: non è ancora stato fondato un movimento “Chivuista”, ma il nuovo metodo di Cristian si vede già in allenamento. Ad esempio, le sedute in campo durano circa 30’ in più rispetto all’era Inzaghi, oltre l’ora e mezza, e sono decisamente più intense. Ci sarà tempo per rivedere nel profondo la preparazione fisica con il nuovo responsabile Stefano Rapetti, innovandola con dati e intelligenza artificiale – era una delle aree più conservative nella precedente gestione e per questo più volte nel mirino della società -, ma in questa coda americana bisognava solo ridestare una squadra a pezzi nel corpo e nella mente. Dopo due gare sottotono, la battaglia stravinta anche nel fisico con gli argentini assetati di sangue ha mostrato passi avanti. Del resto, gli indicatori della pressione offensiva non mentono mai: è stata portata in zona più alta rispetto alla media stagionale, esattamente quello che vorrà Chivu anche al rientro in patria.

come calabroni

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La palestra precedente all’allenamento è diventata, invece, una felice costante: non che prima non si facesse, ma ora è una prevenzione strutturale e generale. Nello spogliatoio c’è stato sempre un buon clima creato negli anni dal fratello maggiore Simone: Chivu lo ha ereditato e ha riprodotto subito una sintonia simile. Il carattere, però, è diverso, il nuovo tecnico ama parlare con i suoi uno ad uno, predilige colloqui individuali e mirati. Insomma, non è più tempo di senatori a vita o consigli di saggi, anzi le precedenti gerarchie potrebbero diventare variabili. Se prima era difficile veder lanciare un giovane subito, questa sarà invece la missione suprema di Cristian. Pio Esposito ha scelto di restare quando ha capito le coordinate del nuovo corso: gioca chi merita, al di là dell’età o della militanza. Chivu li vuole così, giovani e sfacciati, quasi fastidiosi per gli avversari, come gli abitanti di questa città che esalta un insetto già nel logo: “È un nido di calabroni…”, dissero gli inglesi durante la Guerra di Indipendenza, quando il villaggio di Charlotte non voleva sottomettersi.



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