Da oltre 24 anni il club fondato dal brianzolo Fabrizio Fantella è il punto dei riferimento dei nerazzurri in California. Non ci sono solo italiani emigrati, ma anche tanti tifosi ‘internazionali’, uniti nello slogan FFI, “forza fucking Inter”
Non ci sarà una hinchada oceanica come quella del Boca che colora di giallo e blu le spiagge di South Beach, altra costa americana. Non saranno i tifosi dell’Inter a travolgere Rodeo Drive, la via dello shopping che conosce chiunque abbia visto almeno una volta “Pretty Woman”. Eppure, qui il nerazzurro si vede eccome, è radicato negli anni e nelle vite dei tanti che aspettavano come il Natale questo Mondiale. Al Rose Bowl di Pasadena saranno di più i messicani del Monterrey, come normale che sia, anche solo per logistica, ma “l’Inter Club Los Angeles” da oltre 24 anni unisce uomini e donne per cui la squadra del cuore è molto più che sport: riconnette con la patria di origine oppure è solo un modo per stare insieme, anche se il fuso orario (meno 9 ore da Milano) gioca sempre a sfavore.
PREVISTO IL FUTURO
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Fabrizio Fantella è il 61enne presidente del club e animatore di questa comunità, si è ormai trasferito a Orange County, un’oretta da qua e vive in California dall’inizio nel nuovo millennio. Nella sua Vimercate era il proprietario de “Il Tango”, bar sede dell’Inter Club “Nicola Berti” in cui un pezzo di Brianza nerazzurra vedeva le partite negli anni Novanta. Poi il salto nel buio negli States e la stessa esigenza di sempre: vedere le partite, meglio se in compagnia. Qui ha fondato qualcosa di simile a ciò che aveva lasciato in Italia, così un tempo ci si riuniva alle sei di mattina nel ristorante dell’amico e vecchio socio, Roberto, di origini iraniane. Oggi al Rose Bowl ci sarà anche lui: aspettava solo Taremi, ma la storia ha purtroppo preso un altro percorso.
“Il club è stato fondato ufficialmente per la stagione 2001-02, ma lo shock del 5 maggio ha allontanato pian piano un po’ di persone. Dopo il 2010, invece, è stato il boom. Ora siamo una sessantina e la cosa bella è che non sono iscritti solo italiani espatriati: ci sono anche guatemaltechi, cinesi, tanti italoamericani semplicemente innamorati dell’Inter. Qualcuno guida da San Diego, 2 ore e mezza di auto, pur di esserci quando ci riuniamo”, racconta orgoglioso Fabrizio, prima di andare a cena sulle colline di Beverly Hills con Maicon, la “legend” che accompagna il club in questi giorni. A proposito di Triplete, quando da queste parti arrivò l’Inter di Mou prima della stagione dei sogni, lui era il titolare di un ristorante con un nome che è tutto un programma, “I Polentoni” e ospitò Zanetti e Bedi Moratti per un evento a margine della tournée. Ma, soprattutto, proprio a Rose Bowl aveva previsto il futuro: “Giocavamo col Chelsea in amichevole, erano i giorni del mal di pancia di Zlatan: avevamo preparato uno striscione con su scritto ‘Ibra al Barcellona, noi a Madrid’… Sapevamo tutto prima”, ride ancora. Ora con la compagna Alessandra anima il club e ha solo una richiesta alla sua amata: “Superare lo shock di Monaco e l’addio di Inzaghi che ci ha molto deluso, ma ci fidiamo tutti molto della società e anche di Chivu”.
FFI
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Los Angeles è un mondo vario, si sa, come diverse sono le anime del club. Tra gli iscritti, c’è chi arrivato dalla Sicilia per fare fortuna nel catering per le scuole come Francesco e chi per mestiere intervista le star di Hollywood: Roberto Croci, apprezzatissimo giornalista di fede nerazzurra, una volta ha messo una sciarpa dell’Inter al collo di Snoop Dogg. Niente, però, rispetto a quanto fatto da Davide, veneziano sposato con una californiana, e maestro elementare ad Anaheim: era a scuola con i suoi bimbi mentre si giocava Inter-Barça e non è riuscito a resistere alla tentazione. La lezione del giorno per tutti è stata la proiezione del gol di Acerbi.
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Rafael è il membro più giovane, sei mesi: il papà Sam è nato a Jakarta, Indonesia, si è trasferito qui nel 2000 e ora è un cittadino statunitense. Il più vecchio, invece, si chiama Vittorio, immigrato negli anni 60, ora 86enne incuriosito dal nuovo corso. Molti anni fa aveva fondato “l’Inter Club Hollywood” che ora non esiste più, ma sopravvive in belle foto in bianconero. Anche lui aspetta adesso solo un regalo, direttamente da Cristian Chivu. E sempre con il motto del club: FFI, forza fucking Inter. Una volta lo hanno perfino scritto in una torta.
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