Prestigioso riconoscimento da parte del magazine GQ per la vittoria dello scudetto, la scalata al posto da titolare in Nazionale e soprattutto per l’impegno politico
Marcus Thuram è l’uomo del giorno in Francia, anzi l’uomo dell’anno: l’edizione francese del magazine GQ ha assegnato il prestigioso riconoscimento all’attaccante dell’Inter, protagonista di una eccezionale crescita sportiva, ma soprattutto di dichiarazioni pubbliche su temi politici che ha lasciato il segno in patria.
Inter, Thuram uomo dell’anno in Francia
In Francia Marcus Thuram è l’uomo dell’anno: lo scrive l’edizione francese di GQ, prestigioso magazine che analizza trend e cultura, secondo cui l’attaccante dell’Inter ha avuto un’influenza enorme sul suo paese nel corso del 2024.
Un potere, quello di Thuram, che nasce dagli straordinari risultati ottenuti in campo: lo scudetto conquistato nel suo primo anno all’Inter, ovviamente, ma anche la crescita personale di un calciatore che è oggi il centravanti titolare della Francia, ovvero di una delle nazionali più talentuose al mondo.
Francia: Thuram e le dichiarazioni contro Rassemblement National
Ma Thuram è stato premiato anche perché ha saputo dare un risvolto sociale e politico ai successi ottenuti sul campo da gioco. In particolare, GQ ricorda come l’attaccante dell’Inter si sia esposto pubblicamente mentre era in ritiro con la Francia ad Euro 2024 per chiedere ai giovani francesi di andare a votare e fermare l’avanzata di Rassemblement National, il partito xenofobo di estrema destra che rischiava di vincere le elezioni politiche della scorsa estate.
Thuram è stato tra i primi calciatori della Francia a parlare di politica indossando la maglia dei Bleus, seguito poi da altri compagni: una scelta discussa, che ha aperto polemiche in Francia e non solo, ma di certo coraggiosa.
Thuram e l’impegno politico
“Questa estate Rassemblement National stava per andare al potere, e così io e altri giocatori della Francia siamo andati in conferenza stampa e abbiamo detto quello che pensavamo, quello che ritenevamo giusto”, ha spiegato Thuram a GQ, rivendicando la propria scelta. “Credo che siamo riusciti a esprimere il pensiero di tanti ragazzini neri o di altre minoranze che vivono in Francia, e che non possono assolutamente accettare certe politiche – ha poi aggiunto – . In fondo anche noi eravamo così, dei ragazzini francesi, quindi sapevamo di cosa stavamo parlando. E siamo riusciti a fermare ciò che volevamo fermare”.
Marcus Thuram e la lezione del padre Lilian
Con le sue parole Thuram pare aver fatto sua la lezione impartita dal padre Lilian, campione del mondo a Francia ’98 e per anni leader difensivo di squadre come Parma e Juventus, che nell’arco della sua carriera s’è più volte speso pubblicamente su temi come razzismo e xenofobia. Una rarità al tempo, mentre l’impegno politico pare per Marcus un dovere per gli sportivi di alto livello.
“I calciatori di oggi non sono come erano ai tempi di mio padre – ha dichiarato a GQ -: allora non c’erano i social, erano considerati degli sportivi e basta. In pochi si esponevano davvero su temi politici e sociali. Adesso invece siamo degli esempi per chi ci segue, ciò che diciamo e i nostri comportamenti possono avere un impatto, le nostre interviste possono muovere le persone. Un calciatore contemporaneo deve capire che deve esporsi, che non può tacere su determinate cose”.
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