Becchini, zombie, pagliacci non sono parole che può usare un uomo delle istituzioni, se il capo della “grande famiglia del calcio” parla in questo modo, forse in quella famiglia c’è qualche problema. Sono quasi tre anni che Aleksander Ceferin si esprime in modo livoroso e violento contro i suoi nemici politici. E se l’adrenalina della notte della Superlega poteva giustificare un tono sopra le righe, adesso è completamente fuori luogo. Perché la Corte di Giustizia Europea ha emesso una sentenza, che per l’Europa è legge, nella quale evidenzia una lunga serie di violazioni da parte dell’Uefa e, a quasi due mesi di distanza, sarebbe ora che il presidente dicesse come vuole comportarsi e come intende adeguare la sua organizzazione alla luce di quanto stabilito dal più alto tribunale dell’Unione.
Il problema dell’Uefa non si chiamano Superlega, ma Articolo 101 e 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione. E, al limite, il risarcimento da 3,6 miliardi che potrebbe travolgere Nyon e tutta una serie di cause a cui la sentenza del 21 dicembre ha, potenzialmente, aperto la strada. Poi sulla Superlega si può discutere, trovarle mille difetti e metterli in evidenza, perché così prevedono le regole della concorrenza, quella a cui l’Uefa dovrà adeguarsi riguardo l’organizzazione di tornei. Tanto, se la competizione tanto odiata da Ceferin nascerà o meno non lo deciderà lui, né Florentino Perez, ma i club europei che dal 21 dicembre hanno acquisito la libertà di scelta. E, sì, potranno anche scegliere di guadagnare di più che, tranne che in certi regimi autoritari, non è riprovevole, né rappresenta un reato. E questo dovrebbe saperlo bene Ceferin, che accusa i suoi avversari di pleonexia (la patologia di chi vuole sempre di più, a partire dal denaro) da un pulpito per il quale si è appena aumentato lo stipendio di 220mila euro all’anno, stipendio che dal 2016 è più che raddoppiato arrivando a 2,9 milioni lordi. Ma è normale. Uefa e Superlega perseguono lo stesso naturale obiettivo di aumentare i ricavi di un sistema che senza cambiare non reggerà a lungo: non basterebbe questo per dialogare invece che insultare?
Reichart esclusivo: “Ecco perché la Superlega conviene ai club e ai tifosi”
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